Due racconti inediti di Andrea Camilleri e altre storie pubblicate in tempi diversi formano ora il libro ‘La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta’, arrivato l’8 novembre in libreria, pubblicato postumo da Sellerio.
Si tratta di sei racconti perfetti e compiuti tanto da costituire quasi un romanzo, festeggiati in tutta Italia da lettori e librai con tre giorni di incontri svolti l’8, il 9 e il 12 novembre.
Nate tutte da suggestioni letterarie, tracce del passato e cronache, le storie di Vigàta attingono in molti casi alla vita vera di Camilleri, morto il 17 luglio 2019. Tra i numerosi riconoscimenti il Premio Campiello 2011 alla Carriera, il Premio Chandler 2011 alla Carriera e il Premio Pepe Carvalho 2014.
La raccolta si apre con l’inedito ‘La prova’, una “commedia” di equivoci e tradimenti e si chiude con ‘I quattro Natali di Tridicino’ che era uscito in ‘Storie di Natale’ (Sellerio) nel 2016. L’altro inedito è ‘La guerra privata di Samuele, detto Leli’ che racconta la discriminazione razziale in un ginnasio dove uno studente ebreo sa però come fronteggiare i professori istupiditi dal regime.
Le altre storie: ‘L’uomo è forte’ (uscito in Articolo 1. Racconti sul lavoro, Sellerio, 2009), ‘La tripla vita di Michele Sparacino’ (in allegato al ‘Corriere della Sera’ 2008 e Rizzoli 2009) e ‘La targa’, in allegato al ‘Corriere della Sera’ 2011 e Rizzoli 2015) troviamo la vita da cane di un pover’uomo, l’impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione e le vite fasulle cucite addosso a Sparacino sempre “scangiato per un altro”.
La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta
Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi, come nel racconto I quattro Natali di Tridicino. La raccolta si apre con una «commedia» di equivoci e tradimenti, dai guizzi sornionamente maliziosi. Si chiude con un racconto di mare di potente nervatura verghiana, calato in un mondo soffuso di antica e dolorosa saggezza: «La vita è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d’alga e il jorno appresso se lo ripiglia. […] Ora che aviva portato ’sto gran rigalo, cosa si sarebbi ripigliata in cangio l’onda di risacca?». Nella montatura centrale, tra varie coloriture sarcastiche, si ingaglioffa nell’abnorme e nell’irragionevole. Ora è la vita da cane di un poveruomo, che si araldizza nel gesto finale, nella desolazione estrema di una autoironia catartica sorvegliata dalla moglie: «C’è luna piena, fa ’na luci che pare jorno. E allura vidi a sò marito, ’n mezzo allo spiazzo, mittuto a quattro zampi, che abbaia alla luna. Come un cani. “Sfogati, marito mè, sfogati” pensa. E torna a corcarisi». Ora è la stolidità ilarotragica del fascismo, in due episodi: sull’impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione; e sulla discriminazione razziale, in un ginnasio, nei confronti di uno studente ebreo che sa però come boicottare e sbeffeggiare, fino alla allegra e fracassosa rivalsa, la persecuzione quotidiana di professori istupiditi dal regime. Si arriva al grottesco di un eccesso di esistenza. All’ignaro Michele Sparacino vengono cucite addosso più vite fasulle. I giornali lo raccontano come «sovversivo», «sobillatore», «agitatore» e infine «disfattista» durante la guerra. È sempre «scangiato per un altro». Ed è ricercato da tutte le autorità. Il vero Michele Sparacino morirà al fronte. Gli verrà dedicata, con tanti onori, una tomba monumentale al milite ignoto. E verrà «scangiato» anche da morto. Un giornalista scriverà infatti: «Avremmo voluto avere oggi davanti a noi i traditori, i vili, i rinnegati, i disertori come Michele Sparacino, per costringerli a inginocchiarsi davanti al sacro sacello…».