Palazzo Yacoubian
Autore: ’Ala Al-Aswani; anno prima pubblicazione 2002; pp 214
Trama
Costruito negli anni trenta da un miliardario armeno, Palazzo Yacoubian contiene in sé tutto ciò che l’Egitto era ed è diventato da quando l’edificio è sorto in uno dei viali del centro. Dal devoto e ortodosso figlio del portiere, che vuole entrare in polizia ma che finirà invece a ingrossare le già folte milizie islamiste, alla sua fidanzata, vittima delle angherie dei padroni; dai poveri che vivono sul tetto dell’edificio e sognano una vita più agiata al gaudente signore aristocratico poco timorato di Dio e nostalgico dei tempi di re Faruk che indulge in piaceri assolutamente terreni; dall’intellettuale gay con la passione per gli uomini nubiani, che vive i suoi amori proibiti neanche troppo clandestinamente, all’uomo d’affari senza scrupoli del pianterreno che vuole entrare in politica. Ciascuno di questi personaggi si ritroverà a compiere delle scelte: quale ne sia l’esito, sarà il lettore a deciderlo. Ognuno interpreta una sfaccettatura del moderno Egitto dove la corruzione politica, una certa ricchezza di dubbia origine e l’ipocrisia religiosa sono alleati naturali dell’arroganza dei potenti, dove l’idealismo giovanile si trasforma rapidamente in estremismo e dove ancora prevale un’immagine antiquata della società
Le mie impressioni
Diciamo subito che non è un libro prettamente LGBTQA+, ci sono delle storie gay, e non sono intrecciate tra loro.
Protagonista è Zaki Bey un uomo rispettato e un autentico sciupa femmine. Il Palazzo Yacoubian è il suo quartier generale. Ma l’ edificio è molto più che un agglomerato di cemento e ferro. Esso è una metafora per parlare dell’Egitto, dei suoi usi, dei costumi e dei caratteri degli abitanti. Mi soffermerò a parlarvi delle storie gay.
Il primo personaggio gay è ‘Aziz gestore del locale gay Chez Nous, una vera e propri alcova più che un semplice ritrovo per bere. Ci si parla con gli occhi e ci si capisce a gesti. Una sorta di cruising, ci si conosce e poi si va “altrove”. Queste sono le rigide regole di ‘Aziz e lui le fa rispettare a tutti.
Poi c’è Hatim, l’intellettuale gay invaghito di un soldato nubiano sposato. Hatim è molto appariscente ed esibisce il suo lato femminile in molto esplicito, soprattutto nel privato con il suo compagno. Però, essendo il direttore di un famoso giornale tiene un forte equilibrio tra pubblico e privato che lo porta ad essere un uomo molto rispettato ed un capo eccellente. Lui e il suo compagno si sentono in colpa per aver tradito i precetti della religione islamica.
Tutto questo fino al tragico epilogo.
Al di là del minimale contesto LGBTQA+, il volume rispecchia fedelmente la vita sotto il regime Islamico, senza distinzioni di identità sessuale. Si parla di martirio e di jihad con la massima naturalezza che forse, per noi occidentali è difficile da comprendere e accettare. I personaggi del palazzo che si sentono poco religiosi si convincono che le loro vite vanno rotoli proprio perché non obbediscono alla lettera ai precetti del corano.
Il tutto rende questo romanzo tragico e grottesco allo stesso tempo.