Vittoria doveva essere e vittoria è stata: il fanalino di coda Pescara (nove punti in campionato di cui solo sei “sul campo”) è avversario che non può impensierire più di tanto, anche se i partenopei hanno impiegato un tempo per abbatterne la onorevole resistenza. Dopo le vittorie contro Samp in campionato e Spezia in Coppa Italia, gli azzurri erano chiamati alla terza vittoria in otto giorni al San Paolo, quasi un atto dovuto visto l’equilibrio che c’è alle spalle della Juve battistrada.
Chi si aspetta una gara in discesa resta, però, deluso: gli abruzzesi, derelitti e decimati dagli infortuni, giocano un primo tempo di grande intensità, difendendosi con coraggio senza disprezzare qualche sortita offensiva. E il Napoli? Brutto il primo tempo, manca ancora la velocità dei giorni migliori: il solo Hamsik prova a giocare con la dovuta qualità ma attorno a lui c’è poco movimento, ognuno prova a risolvere personalmente la contesa e l’attacco resta con le polveri bagnate. Si sbatte molto e senza costrutto Mertens (ancora da centravanti), Callejon fa l’elastico ma è molto impreciso al pari di Insigne che sbaglia praticamente tutte le giocate nella prima frazione. Occasioni con il contagocce, in pratica solo due tiri da fuori rispettivamente di Insigne e Hamsik deviate sul fondo. Manca intensità e velocità ma il Napoli è squadra che sta acquisendo nuove e importanti qualità, una di queste è la consapevolezza che, prima o poi, l’occasione buona capita e che avversari come il Pescara non possono reggere certi ritmi per tutto l’incontro.
Nella ripresa, infatti, bastano tre minuti al Napoli per chiudere la gara: un minuto di gioco e dagli sviluppi di una punizione Jorginho pesca sul secondo palo il nuovo idolo di casa Tonelli che salta altissimo e indisturbato e fa 1-0. Passano due minuti e Callejon spara su Bizzarri a tu per tu con il portiere argentino, ma sulla respinta la palla giunge a Zielinski che pesca Hamsik sulla sinistra, tocco al volo del capitano e partita finita. Sembra l’inizio di una goleada, gli spazi si allargano e i padroni di casa potrebbero andare a nozze; di fatto da questo momento le squadre si allungano, fioccano le occasioni ma manca precisione in attacco e Callejon si divora il secondo gol di giornata sparando fuori a tu per tu con il portiere ospite. L’unica occasione del Pescara la regala Strinic a Gilardino ma l’ex bomber della nazionale calcia a lato. Entra Allan per Zielinski e il brasiliano si merita gli applausi del pubblico per una serie di recuperi palla ma soprattutto per l’assist a Mertens che fa tre a zero. Si vedono in campo anche Giaccherini (per Insigne) e Maggio (per Strinic), Mertens si mangia il quattro a zero tirando fuori da favorevole posizione e, allo scadere del recupero, l’immancabile gol della bandiera del Pescara su rigore con Caprari.
Tre a uno dunque, una vittoria che serve a consolidare il terzo posto, in attesa di ritrovare quella brillantezza messa, probabilmente, da parte e sacrificata in nome di un lavoro di fondo che garantisca risultati a lungo termine ma anche a resistere agli attacchi di Lazio e Inter (in attesa del Milan, prossimo avversario del Napoli, domani sera) e restare in scia della Roma che vince a Udine. C’è molto equilibrio in vetta, la media punti è altissima (“esasperata “ la descriverà Sarri) e la continuità di risultati è fondamentale per non ritrovarsi costretti a rincorrere. Il salto di qualità in corso, vincere anche gare senza dover per forza stravincere, deve essere ora accompagnato da un innalzamento del livello di attenzione in difesa in ogni momento della partita: regalare gol come quelli visti alla Samp (autorete di Hjsay), allo Spezia (mezzo autogol di Albiol) o al Pescara oggi è davvero inutile e pericoloso.