Il mio pensiero si rivolge spesso a mio nonno. E quasi sempre ciò avviene tramite scene di vita quotidiana ben precise. Sciocchezza per lo più. Ad esempio qualche sera fa ne è riaffiorata alla mente una in particolare. Lui adorava i western ma mai li aveva chiamati così. Per lui erano “i film di cavalli”. Così in continuazione sentivo frasi come “vediamo un po’ se trasmettono un bel film di cavalli”, piuttosto che “Kristian, vieni che c’è un bel film di cavalli!”. Insomma, era evidente che per lui fosse più importante l’ambientazione che la storia in sé. Andando ad indagare si poteva comprende come a colpirlo fosse l’aura di romanticismo che traspariva da queste pellicole. Il suo sogno era proprio quello di cavalcare le praterie che si perdevano all’orizzonte o di sedersi accanto ad un fuoco accampato dentro un canyon. Se lo avesse sentito il bandito ed attore Al Jennings sarebbe scoppiato a ridere. Era solito infatti dire, riferendosi alla vita del west, che “c’erano molti momenti brutti, molti momenti di noia e qualche momento bello. Però non c’era proprio niente di romantico: era una vita dura, sordida e tragica”.
Ma come è nato uno dei più celebri e prolifici generi cinematografici di sempre?
Per rintracciarne le origini occorre andare davvero lontano nel tempo, esattamente agli esordi del cinema, anzi anche un po’ più in là. Con tutta probabilità è necessario chiamare in causa William Frederick Cody, un nome che a nessuno dirà nulla al momento. Se però si utilizza il suo soprannome, Buffalo Bill, allora non c’è persona, anziano o bambino, che non sobbalzi all’istante. Se i western hanno una peculiarità questa è senz’altro la coincidenza tra i narratori ed il narrato. Nei suoi primi decenni infatti troviamo spesso e volentieri banditi, ex galeotti o eroi gettarsi nel neonato mondo del cinema per interpretare se stessi. In questo senso lo spettacolo di Buffalo Bill è stato un precursore a tutti gli effetti ci ciò che sarebbero stati i tratti caratterizzanti del genere. Dopo aver combattuto la guerra di secessione, aver strappato scalpi indiani ed ucciso una quantità sterminata di bufali infatti il signor Cody accettò la proposta dello scrittore Edward Zane Carroll Judson, in arte Ned Buntline, di interpretare uno spettacolo teatrale che ripercorresse tutte le sue imprese. Era del resto già da diverso tempo che Buntline scriveva novelle su Buffalo con un certo seguito. Da questo improbabile connubio nel 1883 nacque il Buffalo Bill Wild West Show, spettacolo più circense che teatrale, nel quale venivano ripercorse varie vicende storie, tra cui la celebre battaglia di Little Bighorn, a cui Buffalo aveva preso parte realmente. Il cast era composto nel sua interezza da pistoleri, soldati e guerrieri. Insieme a lui ci furono anche il leggendario capo Sioux Toro Seduto, Calamity Jane e Alce Nero. Lo show ebbe un successo strepitoso, tanto da essere portato in tutta Europa, Italia compresa. Nel 1890 il circo di Buffalo si esibì per quasi un mese a Napoli per poi risalire la penisola.
Appena la celluloide fece la sua comparsa negli Stati Uniti, immediatamente queste ambientazioni furono trasportate sulla pellicola con un successo ancora maggiore. Nei primi del ‘900 i temi cardine del genere erano davvero sentiti dalla popolazione, soprattutto quella del sud. Ma l’idea di una terra di confine e di una natura selvaggia fece subito presa su una vastissima fetta di popolazione in tutto il Nordamerica. È necessario però attendere il 1903 per vedere il primo compiuto film western. Edwin S. Porter era un trentatreenne che da tempo aveva tentato di avviare invano una propria casa di produzione cinematografica. Qualche anno prima, nel 1899, era entrato a far parte della Edison Manufacturing Company, società del noto inventore Thomas Edison. In pochi anni si trovò a gestire la produzione di quasi tutti i film della società finché nel 1901 non iniziò a scriverne e dirigerne di propri. Un paio d’anni più tardi girò un capolavoro del cinema, da quasi tutti considerato non solo il primo vero western della storia, ma addirittura il primo vero film d’azione. Si tratta di un cortometraggio di meno di 12 minuti di durata, realizzato con un budget risicato di appena 150 dollari, ma che segnerà la nascita di un genere, tra i più fortunati di sempre. Più di ogni altra cosa è la scena finale a colpire, letteralmente, quando il bandito si volta verso la cinepresa, puntando idealmente la Colt verso il pubblico e sparando nell’ultimo fotogramma. Questa scena suscitò reazioni analoghe all’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei fratelli Lumiére. Un successo senza precedenti.
Abbiamo visto come i western affondino le radici così in profondità da confondersi pienamente con la realtà, tanto da trovare spesso attori che non fanno altro che interpretare e raccontare se stessi. Tutto ciò ha fatto nascere in me una curiosità nuova, che mai avrei pensato di voler coltivare e la settimana prossima, grazie al biglietto dorato, sono certo che faremo la conoscenza di qualche personaggio straordinario che ci permetterà di comprendere ancora meglio cosa si cela dietro al fantastico mondo dei “film di cavalli”.