Dopo il fortunato passaggio alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film di Mario Martone “Capri-Revolution” è finalmente approdato nelle nostre sale.
Ieri noi di Senza Linea siamo stati all’anteprima di questa pellicola presso il cinema Filangeri. Dopo la proiezione si è tenuta una conferenza stampa a cui hanno partecipato il regista, la sceneggiatrice Ippolita di Majo e l’attrice Marianna Fontana.
Capri-Revolution è un film che, per stessa ammissione del regista, sembra l’ideale conclusione di una trilogia sull’Italia del passato iniziata con Noi credevamo (2010) e proseguita poi con Il giovane favoloso (2014).
La trama: Capri, 1914, a ridosso della prima guerra mondiale. Qui una comune di giovani nordeuropei trova il luogo ideale per la propria ricerca esistenziale e artistica. Il film narra l’incontro tra Lucia, giovane e semplice capraia (Marianna Fontana), la raffinata comune proto-hippie guidata da Seybu (Reinout Scholten van Aschat) e il giovane medico del paese (Antonio Folletto). Tre realtà che verranno trasformate entrando in contatto tra loro.
Quella a cui si fa esplicito riferimento è la comune che il pittore Karl Diefenbach costituì a Capri agli inizi del Novecento avendo come omologa quella del Monte Verità a Locarno.
I componenti della comune di Martone sono connessi alla natura, vegetariani ante-litteram privi di ogni inibizione sociale che si spogliano (letteralmente) del giudizio altrui, vivono in armonia e sperimentano nuove forme artistiche per arrivare alla comprensione della realtà che li circonda. Lucia, insofferente alle tradizioni di Capri, viene subito attratta da questo modo di concepire la vita. Inizia così per lei un percorso di emancipazione umana prima che femminile, culturale oltre che personale.
“In una cornice del genere” – dice Ippolita Di Majo – “immaginare un personaggio come quello di Lucia vuol dire poter immaginare una storia di trasgressione da parte di una donna molto giovane che si oppone ad una famiglia patriarcale come lo erano quelle del tempo. Significa immaginare una donna che si innamora di un’utopia, si innamora dell’alterità totale, va incontro a qualcosa di ignoto e libero. Alla fine però riesce a trasgredire anche quell’utopia. Prende dalla comune ciò che poteva prendere, ma poi lo fa suo e va oltre”.
Lucia, la capraia dagli occhi sbarrati e increduli, è un po’ un omaggio alla Anna Magnani de L’amore di Roberto Rossellini e Marianna Fontana la interpreta magistralmente! La bravissima attrice di Indivisibili, che qui recita per la prima volta senza la gemella, ha eseguito un profondo lavoro di immedesimazione nel personaggio, basti pensare che per prepararsi al ruolo è stata impegnata per mesi in un seminario che le insegnasse come mungere le capre. Il risultato è davvero ottimo. Un talento da tenere d’occhio.
I personaggi interpretati da Reinout Scholten van Aschat e Antonio Folletto invece, rappresentano il conflitto universale tra pragmatismo e arte. Nessuno dei due prevale sull’altro, ma entrambi escono arricchiti dal confronto. Capri-Revolution riesce in questo modo a esprimere una posizione morale chiara ma non urlata. Senza prendere posizione e preferire una delle due correnti di pensiero (Arte contro Scienza), Martone fa sentire il richiamo di un mondo che non permette a nessuno di chiudersi nelle proprie testarde convinzioni.
Non solo un viaggio in un pezzo di storia nella Capri del 1914, ma anche “un film sul passato che racconta molto del presente”. I protagonisti di Martone sono giovani, come a voler raccontare – indirettamente – un’Italia giovanile d’oggi che sente la spinta ad interrogarsi, a cambiare il rapporto tra individualità e collettività. Capri-Revolution” è, per certi versi, un film politico: sulla tolleranza, l’integrazione, il progresso, e che ripropone l’eterna dialettica tra tradizione e rinnovamento. Martone pone al centro del suo lavoro la libertà e lo fa attraverso una sceneggiatura profonda nei contenuti, ma semplice nel linguaggio. Va menzionata la bellissima fotografia di Michele D’Attanasio che esalta Capri in tutta la sua bellezza selvaggia e i corpi nudi dei componenti della comune che, seppure esposti integralmente, non risultano mai volgari o frutto di voyeurismo. Non un film per tutti, ma comunque un film affascinante che fa riflettere.