«Mi sono messo nel letto per rilassarmi un po’… verso le 8 e qualcosa, sentii che saltavano sul letto … mi è venuto un raptus di follia, mi si è spento il cervello, e li picchiai… ma non ho mai voluto ammazzarli». Queste le parole di Tony Essobti Badre, in risposta alle domande del pm Fabio Sozio. Ieri, infatti, a distanza di un anno e mezzo dall’accaduto, sia lui che Valentina Casa (in quanto entrambi imputati), sono stati ascoltati dai giudici della Corte d’Assise di Napoli, nel Nuovo Palazzo di Giustizia.
Come ricorderete, il venticinquenne in questione vede gravare su di sé l’accusa tremenda – la peggiore – di aver ucciso, massacrandolo con il manico della scopa, il piccolo Giuseppe, il bimbo di 6 anni di Cardito, figlio della sua compagna. Il fatto, che risale al 27 gennaio 2019, nonostante il trascorrere dei mesi, è ovviamente rimasto impresso, per via della sua efferatezza, come inciso con una lama tagliente, nella memoria di tutti noi; del resto, in quei giorni, la notizia di quest’omicidio così orrendo riempì giornali e televisioni e scosse nelle viscere l’opinione pubblica in tutto il Paese. Più che di follia, quello dell’uomo, ci si consenta di dire che è stato un atto realmente al di fuori di ogni qualificazione, in tutta la sua allucinante gravità ai danni di creature indifese; è stato un crimine contro il concetto stesso di esseri umani. Non dimentichiomci che il giovane scagliò la sua brutale bestialità pure su Noemi, la sorellina di Giuseppe, di 8 anni, la quale, pur se gravemente ferita, fortunatamente non perse la vita. Inoltre, parlere di “raptus” è, a ben guardare, alquanto improprio dato che, come più volte emerso, pare che in realtà Tony fosse solito essere particolarmente violento verso i bambini. Si è trattato, quindi, probabilmente, del culmine delle violenze ripetute e che, magari, si sarebbe potuto evitare se solo, anziché tergiversare come nel caso delle maestre, si fosse intervenuti tempestivamente.
Ieri, in aggiunta, come precedentemente accennato, è stata ascoltata, in quanto anch’ella, ovviamente, sottoposta a processo, pure la madre del bambino. In tanti, non a caso, continuano a chiedersi perché la donna non sia intervenuta in difesa dei due piccoli per cercare almeno di sottrarli alla furia animalsca del compagno e perché non abbia chiamato immediatamente l’ambulanza. “Non si fermava più, buttava mazzate e mentre picchiava i bambini le mazze si sono spezzate”. Queste le dichiarazioni, in aula, della signora, la quale ha aggiunto: “In quel momento sembrava un diavolo, picchiava i bambini anche quando sono caduti”. Poi, secondo la sua versione dei fatti, Tony, rivolgeva la violenze anche contro di lei; una tesi secondo la quale lei non è potuta intervenire per fermarlo mentre toglieva la vita al figlio. Valentina Casa ha poi spiegato che il giorno prima il suo compagno aveva picchiato anche la sorellina piccola di Giuseppe.
Nel corso dell’interrogatorio, durato quasi un paio di ore, sono state molteplici le contestazioni avanzate a Badre dal sostituto procuratore per quanto attiene alle sue dichiarazioni, ai contenuti delle intercettazioni e dei messaggi acquisti durante le indagini che lo vedono reo confesso e accusato di omicidio volontario di Giuseppe, del tentato omicidio della sorellina e di maltrattamenti nei confronti di tutti e tre i minori presenti in casa. Sono stati parecchi, inoltre, i «non ricordo» con i quali l’imputato ha risposto alle domande del pm ma anche degli avvocati di parte civile, pure a riguardo delle percosse subite il giorno prima dell’omicidio, da Giuseppe, mentre erano in strada.
Auspichiamo, infine, che venga fatta totale giustizia.