Mercoledì 14 marzo 2018 se n’è andata una delle menti più geniali dell’ultimo secolo: Stephen Hawking. Non penso serva aggiungere altro. Qui vorrei analizzare, tra le miriadi di ricerche che l’astrofisico britannico ha realizzato, quelle che, a mio parere, hanno influenzato di più il mondo di oggigiorno. Magari per chi non mastica un po’ di fisica i discorsi che farò sembreranno parole senza senso, ma cercherò di rendere tutto il più semplice possibile, anche perché io non sono di certo un luminare dell’astrofisica.
Innanzitutto mi sembra doveroso citare il suo saggio più famoso ovvero “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo” (1988), in cui Hawking cerca di spiegare la cosmologia moderna e le sue origini. La questione più interessante di questo suo saggio, secondo me, non sta tanto nel fatto che l’autore riesca a spiegare un argomento complicato ed intricato come la cosmologia, ma che lo faccia in maniera semplice e chiara, tanto da valere al suo libro il titolo di best-seller. E l’aspetto su cui vorrei soffermarmi è proprio questo. Hawking ha secondo me rivoluzionato il modo in cui la gente “comune” si approcciava all’astrofisica; grazie infatti a questo suo modo di scrivere, egli ha aperto un mondo che era sempre stato visto come oscuro e sconosciuto, rendendolo leggibile ed interpretabile anche a persone che magari non si erano mai interessate ad un argomento del genere perché “tanto non ci capisco niente”.
Andando avanti, una serie di ricerche, realizzate dal 1970 in avanti, (tra l’altro sono quasi valse il premio Nobel per la fisica a Hawking) che a mio parere meritano una menzione importante sono quelle riguardanti i buchi neri, più precisamente i buchi neri primordiali e la cosidetta “radiazione di Hawking”. Andiamo con ordine. Cos’è un buco nero primordiale ? Sappiate che mi trovo molto in difficoltà con i miei strumenti a definire un’entità del genere, ma ci proverò partendo dalla più raffazzonata definizione di buco nero. Un buco nero è una regione dello spazio in cui la gravità è talmente forte da non far uscire nulla, nemmeno la luce (per questo è “nero”). Tendenzialmente un buco nero nasce dal collasso di una stella massiccia (deve essere circa 20 volte più grande del nostro Sole) all’interno della quale, dopo che essa ha attraversato tutti gli stadi della propria vita, terminano i processi di fusione nucleare e, a causa di ciò, la massa diminuisce drasticamente e la forza gravitazionale, visto che la stella ha perso circa il 90 % della propria massa, causa il collasso dell’astro su se stesso. Ma quindi, cosa diamine è un buco nero primordiale ? È fondamentalmente un buco nero non derivato da una stella, ma dalla massa rimanente dal big bang. Dopo questo sproloquio pseudo-scientifico, analizzerei la seconda parte di questi studi: la radiazione di Hawking. Questa è, per l’appunto, una radiazione che, stando a quanto dice il fisico britannico, i buchi neri emetterebbero.
Ora, queste due ricerche potrebbero sembrare qualcosa di cui un lettore qualunque non saprebbe che farsene. Vorrei concentrarmi non tanto sulle nozioni (a dir poco innovative, ci terrei ad aggiungere), ma sul fatto che queste non siano valse il Nobel a Hawking perché “mancanti di prove sperimentali”. Tralasciando il fatto che non è (ancora?) materialmente possibile effettuare esperimenti su di un buco nero, nel 1974 non era nemmeno possibile simulare un test del genere in laboratorio. E non appena è stato possibile (nel 2016 da Jeff Steinhauer, studioso israeliano) sono state effettivamente dimostrate le teorie che il “mancato premio Nobel” aveva teorizzato più di quarant’anni prima. Questo dimostra che gli studi di Hawking hanno lasciato un’eredità talmente grande da creare il bisogno di dare giustizia.
Concludendo, spero di aver chiarito quale fosse il mio scopo: dare merito ad uno studioso troppo spesso ricordato solo a causa delle sue menomazioni fisiche e non per le innovazioni che egli ha portato nel mondo della scienza.