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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
La tana del Bianconiglio

Che fine faranno gli ippopotami di Escobar?

Nicoletta Gammieri
Nicoletta Gammieri 2 anni fa
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3 Min Lettura
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Per le persone legate al crimine che rivestono ruoli di grande potere il possedere animali rari ha sempre costituito uno “status symbol”, più era pericoloso, potente o raro l’animale (quasi sempre) illecitamente posseduto più era considerato potente e sopra ogni legge chi lo possedeva.

In Italia (ma in particolare in Campania) ne sappiamo qualcosa, basti pensare alle “vacche sacre” della ‘ndrangheta o alle fiere possedute dalla camorra, tutti ricorderanno il caso di Raffaele Brancaccio detto “Bambù” che oltre a possedere uccelli esotici e rari custodiva in uno spazio di poco meno di 4 metri un leone, ma non meno rumore recentemente hanno fatto il coccodrillo dei casalesi o la scimmia “scissionista” o il lama dei “maranesi”… ma c’è anche chi diviene talmente potente da potersi concedere proprio uno “zoo privato”, questo fu il caso di quello che in tutto il mondo è conosciuto come “il signore della droga”.

Tutti conoscono la storia di Pablo Escobar, della sua ascesa al potere, l’essere considerato il re della droga, fino al declino e poi alla sua cattura ed uccisione da parte della DEA; quello che non tutti sanno è che tra i vari lussi smodati e le follie che Escobar si concedeva dal carcere autogestito con prostitute e casinò alla pista d’atterraggio privata, c’era quella di uno zoo personale con specie rare ed esotiche a cui aveva dato il nome di Hacienda Nàpoles ad Antioquia .

Nonostante dalla morte del magnate del narcotraffico siano passati poco più di 27 anni, gli animali sopravvissuti e non venduti o spostati (tra i quali elefanti, giraffe ecc.), sono fuggiti riproducendosi nel territorio circostante; in particolare gli ippopotami importati negli anni 80 che popolavano il fantomatico zoo per i costi di mantenimento e per gli spostamenti vennero proprio abbandonati a se stessi, divenendo negli anni “invasivi” sul territorio.

Sulla rivista scientifica Biological Conservation è stato pubblicato uno studio che stimerebbe la crescita esponenziale degli esemplari tali da divenire nel 2035 ben 1500 capi.

Nonostante molti enti abbiano proposto di abbattere gli ippopotami, la popolazione si è opposta. Infatti quello che era lo zoo privato di Escobar, col tempo, post mortem, è diventato un parco tematico nel quale gli animali vivono in stato “semi-brado” e contribuiscono all’incremento del turismo, pertanto sono molto cari alla popolazione locale.

La soluzione più logica, ma meno economica e pertanto scartata, sarebbe ricondurre tutti gli animali nel loro giusto habitat di appartenenza, dove potrebbero condurre una vita libera e dignitosa senza costituire un pericolo per l’ambiente come specie invasiva, noi ci auguriamo solo che, come sempre, non siano gli animali a pagare le colpe dell’essere umano.

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Nicoletta Gammieri Feb 17, 2021
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Pubblicato da Nicoletta Gammieri
Nasce a Napoli il 29 agosto 1984, frequenta l'Università di Medicina Veterinaria, ma la lascia per seguire nel 2006 la sua vera strada “gli Interventi Assistiti con gli Animali”diventando coadiutore del gatto e del coniglio, del cane e dell'asino. Si Forma come Educatrice Cinofila. Partecipa a numerosi progetti in strutture socio-sanitarie: Scuole, Carceri, Ospedali, Case Famiglia. A gennaio 2014 apre un negozio di Mangimi ed Accessori per gli Animali, Il Bianconiglio (totalmente contrario alla vendita di animali).
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