La chiesa di Santa Maria Incoronata è ubicata in via Medina ed è uno dei pochi esempi di chiese di epoca angioina ancora presenti a Napoli. Fondata nel 1352 da Giovanna I d’Angiò, regina di Napoli, per celebrare la sua incoronazione e quella del marito Luigi di Taranto. I due si sposarono proprio in questa chiesa e, nell’occasione, la regina donò una spina della corona di Cristo che aveva ricevuto dal re di Francia. La reliquia è rappresentata anche nel portale d’ingresso e l’episodio conferì alla struttura anche il nome di “Incoronata”. Insieme alla chiesa venne costruito anche un ospedale e l’intera struttura, dal 1378, fu affidata all’ordine dei Certosini di San Martino fino al XVI secolo. Durante i secoli, la chiesa visse varie trasformazioni tanto che a causa dei lavori attorno al Castel Nuovo, scese sotto il livello stradale e fu a poco a poco abbandonata.
La chiesa adesso è posta a circa tre metri sotto il livello stradale e l’accesso è permesso tramite due scale; la facciata non presenta particolari elementi decorativi il portale d’ingresso ha una forma ad arco ogivale ed è decorato in marmo bianco di Carrara: in particolare sulle estremità della trabeazione sono posti due bassorilievi raffiguranti stemmi ed al centro due angeli che reggono una corona di spine, a cui la chiesa era originariamente dedicata. Nel corso del XVIII secolo fu restaurata in stile barocco e fu costruito alla sommità un edificio di due piani, quindi riaperta al pubblico come luogo di culto. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale, l’edificio posto al di sopra della chiesa fu danneggiato e la sua rimozione definitiva tra il 1959 e 1961, portò alla luce le basi di due campanili. Il terremoto del 1980 vide la chiusura della Chiesa fino al 1993. Da quel momento furono messi a punto diversi restauri che costrinsero la Chiesa ad alternare periodi di apertura e chiusura.
Nel corso dei lavori furono recuperati gli affreschi risalenti al XIV secolo ad opera di Roberto d’Oderisio, presenti oggi nella navata principale della Chiesa. All’interno è possibile ammirare due navate: una centrale e una laterale. La navata centrale si distingue per i dipinti trecenteschi e per la presenza dell’altare maggiore realizzato in marmo policromo Nella navata laterale, posta sul lato sinistro, vi sono diverse lapidi funerarie e affreschi realizzati tra il 1403 e il 1414 da un artista marchigiano, chiamato Maestro delle Storie di San Ladislao, nome che gli è stato attribuito per aver rappresentato scene di vita dell’omonimo Re d’Ungheria, oggi venerato come santo dalla chiesa cattolica


