“E se il tempo passa, sarà per te, e se non è mai presto, sarà per te” inizia così una delle canzoni più belle di quel Sanremo 1988, vinto poi da Massimo Ranieri con “Perdere l’amore”, che portò sul palco dell’Ariston un personaggio poliedrico e geniale, attore, regista, musicista e cantante.
Francesco Nuti quella sera era “vestito” da Festival, ma sul suo volto si leggeva che nemmeno lui sapeva bene cosa ci facesse lì in mezzo e quando si ritrovò a cantare in playback l’ultima serata, prima della fine della canzone attaccò il microfono al suo posto, salutò il pubblico e se ne andò nel suo modo elegante e un pò spaccone. Forse andò così, forse lo ricordo male, forse chi lo sà.
Ci sarebbe tanto da scrivere e da raccontare, ne verebbe fuori una lunga sfilza di date, citazioni, ricordi, attimi passati a ridere e a far diventare le battute dei suoi film dei veri e propri tormentoni, un uomo che ha vissuto una vita a mille all’ora, fino ad un certo punto, finchè la vita ha deciso di fermarlo, di imprigiornarlo su di una sedia a rotelle e togliergli la facoltà di raccontarci ancora storie.
E oggi quel ragazzone riccioluto, elegante e un pò spaccone, ci ha salutato definitivamente, lasciandoci il suo silenzio a Est di Paperino, chiedendoci se esistano ancora gli stambecchi bianchi sui picchi di montagna, se le notti nel porto di Genova sono sempre così maledettamente romantici o se tornando a casa Giuglia sarà lì ad aspettarci. La sua comicità era pura poesia, l’ironia malinconica di chi ha tanto da dire e riesce a scandire bene ogni singolo battito cardiaco durante la pause fra una battuta e l’altra.
Perchè l’artista toscano avrebbe potuto dare molto di più al cinema italiano se non ci fosse stato l’incidente che di fatto ha sancito la sua fine in quel lontano e maledetto 2006. E anno dopo anno chi lo ha sempre seguito ed amato, ha sperato in suo ritorno, solo per farsi raccontare ancora una volta una storia da portare dentro sè, una battuta da ripetere all’infinito, sentirsi per un attimo uno dei suoi personaggi.
Quando la notizia della sua morte è arrivata nella nostra redazione mi ha particolarmente colpito, perchè per chi come me ha vissuto gli anni 90, Francesco Nuti era l’altra comicità, quella intelligente e pungente, semplice ma accattivante, cervellotica ma non elitaria, ma sopratutto mai volgare o stupida. E un pezzettino di quei ragazzi che amavano i suoi film in quegli anni, se ne va con lui, ad accompagnarlo nel suo viaggio più importante.
“Ma quando son sereno io non posso fare a meno di pensare “Mamma mia, che fortuna che ci sia!”
Buon Viaggio ragazzone riccioluto, elegante e un pò spaccone.