Si è spenta sabato 8 dicembre a 57 anni di età la scrittrice napoletana Loredana Limone. Ha perso la battaglia contro l’ennesima recidiva della malattia di cui non aveva nascosto nulla ai suoi fan attraverso i social e in queste ore in tanti la ricordano con affetto e commozione.
Viveva a Cernusco sul Naviglio dopo essersi trasferita dalla Campania, nei primi anni Duemila esordisce con il primo capitolo della saga di “Borgo Propizio”, un piccolo paesino immaginario nelle cui strade e case si incastrano e incrociano le vicende di decine di coprotagonisti, tradotto in Spagna, Germania e Bulgaria, ebbe la menzione speciale al Premio Federico Fellini 2012. Il romanzo ha avuto dei seguiti: “E le stelle non stanno a guardare” nel 2014, “Un terremoto a Borgo Propizio” un anno dopo ed è poi uscito anche “La felicità vuole essere vissuta”. Solo pochi mesi fa, prima dell’estate, aveva organizzato un fortunato weekend letterario a Monza con la presentazione di libri in bar e locali del centro.
In un’intervista racconta, “Borgo Propizio nasce come libro di evasione: era un periodo brutto della mia vita, volevo scappare, quindi ho trovato un luogo dove nascondermi. Alcuni, tra l’altro, sostengono che i miei romanzi ambientati a Borgo Propizio siano terapeutici”. Di sé e del suo rapporto con la scrittura aveva rivelato: “Ero una bambina incompresa, la mia famiglia è molto pratica, la mamma voleva solidità dopo aver vissuto la guerra, io ero più sensibile e inquieta, provocavo fastidio e nessuno mi ascoltava. Sono stata in collegio, dove ho scritto poesie. Ho scritto per esprimere la mia sofferenza. Mio figlio, chiedendomi di raccontargli le favole quando era piccolo, mi spinse a inventarle e a scriverle. Ho partecipato a un concorso letterario, ma non ho vinto. Poi sono riuscita a farmi pubblicare e allora ho cominciato a scrivere di più: libri di cucina, fiabe, romanzi…”.
Ma Loredana potrà continuare a vivere ancora grazie ai suoi libri
Borgo Propizio
Quasi tutte le fiabe cominciano con C’era una volta, ma questa è diversa. Questa comincia con C’è una volta… Perché è oggi che Belinda ha intenzione di ripartire e Borgo Propizio, un paese in collina, in un’Italia che può sembrare un po’ fuori dal tempo, le pare il luogo ideale per realizzare il suo sogno: aprire una latteria. Il borgo è decaduto e si dice addirittura che vi aleggi un fantasma… ma che importa! A eseguire i lavori nel negozio, un tempo bottega di ciabattino, è Ruggero, un volenteroso operaio che potrebbe costruire grattacieli se glieli commissionassero (o fare il poeta se sapesse coniugare i verbi). Le sue giornate sono piene di affanni, tra attempati e tirannici genitori, smarrimenti di piastrelle e ritrovamenti di anelli… Ma c’è anche una grande felicità: l’amore, sbocciato all’improvviso, per Mariolina, che al borgo temeva di invecchiare zitella con la sorella Marietta, maga dell’uncinetto. Un amore che riaccende i pettegolezzi: dalla ciarliera Elvira alla strabica Gemma, non si parla d’altro, mentre in casa di Belinda la onnipresente zia Letizia ordisce piani, ascoltando le eterne canzoni del Gran Musicante. Intanto i lavori nella latteria continuano, generando sorprese nella vita di tutti…
E le stelle non stanno a guardare
Tanti sono gli avvenimenti che scombussolano le giornate di Borgo Propizio e dei suoi numerosi abitanti, come la sempreverde zia Letizia, indaffarata a gestire la latteria insieme a Belinda, nipote acidina; le due sorelle Mariolina e Marietta, con il loro teatrino di litigi e riappacificazioni; l’amabile Ruggero, rozzo-che-piace; Dora, più pettegola che giornalaia; il maresciallo capo Bartolomeo Saltalamacchia… Con a capo il sindaco Rondinella, il paese sfoggia una nuova zelante giunta, il cui assessore alla Cultura, il nevrotico professor Tranquillo Conforti, incarica Ornella di organizzare un evento per l’inaugurazione della biblioteca. Sì, perché il paese ora vuole la sua biblioteca civica. E dovrà essere un evento speciale, o meglio spaziale, addirittura un festival letterario, sotto le luccicanti e propizie stelle del borgo. Be’, non sempre propizie. Le chiacchiere ricominciano il giorno in cui giunge Antonia, una forestiera dai boccoli ramati, che porta un misterioso bagaglio interiore. Scappando da se stessa, è alla ricerca di un luogo dove curare l’anima, tanto da decidere che lì organizzerà la propria vendetta d’amore. Una vendetta contro chi? E perché? Quale che sia il motivo, è un piatto che andrà servito freddo. Ma Antonia non sa che Borgo Propizio ha il dono di cambiare la vita di coloro che varcano la sue mura merlate…
Un terremoto a Borgo Propizio
A Borgo Propizio va in scena la vita che, si sa, è fatta di cose belle e di cose brutte. Cose belle, il borgo ne ha tante da sfoggiare da quando è risorto a nuova vita, con il Castelluccio restaurato e le imbellettate case del contado, ora affacciate sull’elegante pavé a coda di pavone della piazza del Municipio, e con l’elettrizzante fermento culturale che si respira già fuori della cinta muraria e che sicuramente fa rodere il fegato a fior di città d’arte. Ma un giorno qualcosa di molto brutto, un violento sisma, arriva inclemente a distruggere ampia parte del centro storico, gettando nella disperazione i propiziesi che tanto amano il loro paese. La villa del Comune sembra una scatola con il coperchio sfondato; il pavé è sprofondato quasi agli inferi; i lampioni, ora ciechi e senza luce, con le bocce frantumate, appaiono piegati alla catastrofe; le botteghe e le abitazioni sono squarciate, orribilmente. Felice Rondinella, appassionato sindaco, vive l’immane disastro come un fallimento personale, e Padre Tobia si sente troppo stanco per portare il peso della croce. Perché non si tratta solo del terremoto: al borgo i peccati sono diventati incontenibili e le confessioni scandalo allo stato puro. Non si capisce più nulla, tutto è sottosopra. L’unico fatto certo è che il professor Tranquillo Conforti, trovato a terra nella Viottola Scura, non ha avuto un infarto mentre scappava, spaventato dalle scosse, ma è stato ucciso. Un assassino a Borgo Propizio? La faccenda si complica…
La felicità vuole essere vissuta
Borgo Propizio: dopo il terribile sisma che li ha colpiti nella terra e nel cuore, gli abitanti si impegnano per tornare alla vita e alla serenità e le loro esistenze si incontrano, si scontrano, si intrecciano in maniera come sempre imprevedibile. Così aumentano i turisti stranieri, l’A.C. Propiziese scala la classifica, la boutique Amandissima conquista prestigiosi clienti; aprono negozi di economici e bravissimi parrucchieri cinesi, nascono nuovi amori e ne muoiono altri, mentre le coppie «storiche» restano solide seppur turbate da qualche gelosia. Come se non bastasse, il borgo è in trepida attesa di una troupe cinematografica: un film a Borgo Propizio! O meglio, un film su Borgo Propizio, perché quella del leggendario fondatore Aldighiero il Cortese è una storia davvero intrigante e perché, aggiunge sibillino il regista, viene sempre il momento in cui bisogna rendere ciò che si è preso… Che cosa avrà voluto dire? Quale segreto aleggia tra le strade acciottolate del paese?