Il Sole24 ore, negli scorsi giorni, ha pubblicato una classifica relativa all’indice di criminalità registrato in 106 province italiane. I dati riportati fanno riferimento all’anno 2017 e sono stati forniti dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza dell’Ministero dell’Interno, sulla base delle segnalazioni e delle denunce pervenute a tutte le Forze dell’ordine.
Ebbene, come emerso dall’indagine, al primo posto è risultata Milano, al secondo Rimini e al terzo Bologna. Napoli, invece, si è classificata al ventitreesimo posto, così come, in generale, anche altre importanti province del Sud non si sono posizionate nella parte alta della lista.
Ora, sia ben chiaro che, da parte nostra, non si vuole alimentare in alcun modo una, per così dire, puerile contrapposizione Nord-Sud. Non staremo qui ad indugiare nel gioco, speculare a quello dei leghisti della prima ora, del noi siamo meglio di voi; non ci abbasseremo al loro livello, anche perché noi siamo diversi, non strumentalizziamo e non ci appigliamo a tutto pur di discriminare per portare acqua al nostro mulino. Vogliamo, piuttosto, trasmettere la notizia e, certamente, ci fa piacere che città come Napoli, Palermo, Catanzaro o Reggio Calabria, si siano piazzate piuttosto bene nell’analisi, a maggior ragione se consideriamo che sono le stesse realtà che, da anni, scontano pregiudizi e discriminazioni proprio sul profilo della delinquenza. Ovviamente, ciò non toglie che continuiamo ad essere ben consci delle enormi problematiche che attanagliano le nostre province, sulle quali bisogna ancora e sempre rimanere molto più che vigili.
Ci fa meno piacere, invece, apprendere da diverse testate, che il sindaco di Ravenna, risultata quindicesima, abbia contestato l’attendibilità dei dati – che, ripetiamo, sono stati forniti dal Viminale – e, per supportare la sua opinione, abbia, in qualche misura, screditato, tanto per cambiare, il Meridione d’Italia. Infatti, il primo cittadino della città dell’Emilia Romagna, nel corso di una dichiarazione rilasciata sulla questione, tra le altre cose, si è domandato quanto segue: “possiamo considerare una lettura credibile se parlando di criminalità in Italia nei primi cinque posti ci sono Milano, Rimini, Bologna, Firenze e Torino e sono assenti Napoli, Catanzaro Reggio Calabria Palermo o altre città del sud Italia che vivono situazioni pesanti di malavita organizzata, di racket e di spaccio? In questo senso mi sorge spontanea un’altra riflessione: forse la discriminante è relativa al fatto, su cui qualcuno minimizza, ovvero che nel nord Italia si denuncia e nel sud Italia no perché non si ha fiducia nella risoluzione del problema da parte delle istituzioni; probabilmente il tema reale è che c’è una parte del nostro paese dove le persone hanno paura a denunciare perché temono ritorsioni. Dunque queste statistiche sono molto utili e ci offrono un elemento di studio importante su cui basiamo parte delle attività di prevenzione e di contrasto del crimine nel nostro territorio, ma non devono rischiare di darci una visione distorta del paese”.
In poche parole, il sindaco ha sostenuto che il Sud sia risultato più virtuoso perché i cittadini meridionali non denunciano.
In realtà, ci preme sottolineare che il suo ragionamento, a nostro modo di vedere, presenta delle falle. Innanzitutto, gli indici di indagine, su ogni 100.000 abitanti, non tengono conto solo dei reati più strettamente attinenti alla sfera delle associazioni malavitose, quelli, per intenderci, dove più facilmente potrebbe annidarsi l’omertà – quali estorsioni, racket e spaccio – ma, nel complesso, anche quelli relativi ai furti, alle rapine, agli omicidi, alle violenze sessuali e a tanti altri. Pertanto, ci riesce piuttosto difficile pensare che nel Mezzogiorno non si denuncino, ad esempio, i furti d’auto o in appartamento, le azioni di microcriminalità oppure persino gli assassinii e gli stupri.
Ma anche per quanto riguarda la prima tipologia di crimini, non è corretto generalizzare e parlare di un Sud che tace e gira la testa. Forse, non è ancora a tutti chiaro che la malavita organizzata si sia radicata profondamente pure nel Settentrione e che proprio lì stia facendo più affari, non per altro perché girano più denari. Giocoforza, quindi, anche da quel punto di vista il Nord, nel tasso di criminalità, purtroppo, inizia a riscontrare una maggiore incidenza.
In conclusione, però, al di là di tutto, ciò che maggiormante ci dispiace e ci preoccupa è il fatto che, a furia di additare gli altri, chi ammimistra corre il rischio di non avere piena consapevolezza e contezza dei fenomeni e, di conseguenza, di non mettersi in condizione di affrontare adeguatamente i problemi che interessano il proprio territorio. Come giustamente hanno fatto notare in tanti al primo cittadino di Ravenna, forse è il caso, come si suol dire, di “non guardare la pagliuzza nell’occhio del vicino, quando si ha una trave nel proprio.”