Il Premio Sila è stato istituito nel 1949 per rispondere alla necessità di ricostruzione culturale, di rinascita materiale e intellettuale di un’ Italia e di una Calabria uscite dalla guerra e dal ventennio fascista, scoprendo talenti e coinvolgendo nelle Giurie personalità del calibro di Giuseppe Ungaretti, Carlo Bo, Carlo Levi e molti altri.
Dalla sua nascita il Premio Sila ha sempre rappresentato qualcosa di più di un semplice concorso letterario. I fondatori pensarono di offrire con l’istituzione del premio una risposta alla domanda e al bisogno di ricostruzione, anche culturale, che proveniva da vasti settori della società calabrese. Fu il tentativo, riuscito, di individuare nuove forme di elaborazione e circolazione delle idee che non tenessero fuori dai confini della Calabria la nuova cultura che riprendeva vita e germogliava rigogliosa in Italia e in Europa.
A tal fine, a partire dall’edizione 2012 del Premio Sila ‘49, la prima dopo una lunga interruzione della manifestazione, si intende riprendere le fila di un percorso sospeso, rifacendosi alle sue coordinate originarie. Si tratta di un iter di lettura condivisa, di appuntamenti culturali, di coinvolgimento del mondo della scuola, di riflessione critica e propositiva rispetto alla complessità che ci circonda.
La vincitrice della sezione Letteratura dell’ VIII edizione di tale Premio è Claudia Durastanti con La straniera.
E’ stata così esplicata la motivazione della sua vittoria: “Come indica il suo titolo, al centro del romanzo di Claudia Durastanti sta una vita segnata da eccezionali esperienze di straniamento, a livello sia familiare e geografico, sia culturale e linguistico. Tuttavia, nell’elaborare dati tanto singolari, la scrittura non si ferma al semplice resoconto, ma alterna all’andamento narrativo originali inserti meditativi. Da qui l’interesse di un’opera che, con uno spiccato senso del montaggio, sa muoversi a cavallo fra saggio e autobiografia”.
La straniera
“La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato”. Come si racconta una vita se non esplorandone i luoghi simbolici e geografici, ricostruendo una mappa di sé e del mondo vissuto? Tra la Basilicata e Brooklyn, da Roma a Londra, dall’infanzia al futuro, il nuovo libro dell’autrice di Cleopatra va in prigione è un’avventura che unisce vecchie e nuove migrazioni. Figlia di due genitori sordi che al senso di isolamento oppongono un rapporto passionale e iroso, emigrata in un paesino lucano da New York ancora bambina per farvi ritorno periodicamente, la protagonista della Straniera vive un’infanzia febbrile, fragile eppure capace, come una pianta ostinata, di generare radici ovunque. La bambina divenuta adulta non smette di disegnare ancora nuove rotte migratorie: per studio, per emancipazione, per irrimediabile amore. Per intenzione o per destino, perlustra la memoria e ne asseconda gli smottamenti e le oscurità. Non solo memoir, non solo romanzo, in questo libro dalla definizione mobile come un paesaggio e con un linguaggio così ampio da contenere la geografia e il tempo, Claudia Durastanti indaga il sentirsi sempre stranieri e ubiqui. La straniera è il racconto di un’educazione sentimentale contemporanea, disorientata da un passato magnetico e incontenibile, dalla cognizione della diversità fisica e di distinzioni sociali irriducibili, e dimostra che la storia di una famiglia, delle sue voci e delle sue traiettorie, è prima di tutto una storia del corpo e delle parole, in cui, a un certo punto, misurare la distanza da casa diventa impossibile.