Durante questi giorni di giusta quarantena forzata, abbiamo sicuramente ritrovato più tempo per noi stessi e per i nostri cari, ma oltre agli affetti della nostra famiglia siamo spesso assaliti da pensieri angoscianti e dalla preoccupazione di quali saranno le conseguenze e le ripercussioni di questa pandemia. Il Coronavirus quindi non sta lenendo solo la nostra salute in senso stretto, ma sta mettendo a dura prova anche la nostra psiche e spesso lo stress è un nemico più ostico e difficile di qualsiasi virus, ma nella maggior parte dei casi questi momenti di sconforto vengono superati grazie alla personale resilienza ed alle forze che ogni individuo mette in campo nei momenti di difficoltà. Tutto questo malessere è assolutamente giustificato per ognuno di noi, ma in questo preciso momento esiste una categoria speciale di persone che non possono concedersi momenti di riflessione e che in qualsiasi situazione devono andare avanti: il personale sanitario.
La realtà è che non solo si sta andando avanti, ma lo si sta facendo fino al limite delle proprie forze fisiche e psicologiche. A causa dell’emergenza Coronavirus, molti medici ed infermieri sono costretti a turni massacranti che superano le 12 ore, con difficoltà nel prendersi pause e adeguate ore di sonno, e si paga anche lo scotto di strutture non adeguatamente pronte per l’emergenza con un personale sanitario ovviamente ridotto rispetto alla richiesta ed all’attuale necessità. Tutto questo può avere delle ripercussioni serie sull’aspetto psicologico ed in alcune condizioni di eccessivo stress si rischia di cedere psicologicamente, a tal riguardo uno dei problemi più noti nel nostro ambito lavorativo è infatti il “burnout”. Il Burnout è generalmente definito come una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi in tutte quelle professioni con implicazioni relazionali molto accentuate, generalmente nasce da un deterioramento che influenza valori, dignità, spirito e volontà delle persone colpite. È una sindrome in costante e graduale aumento tra i lavoratori dei paesi occidentalizzati a tecnologia avanzata, ciò non significa che qualcosa non funziona più nelle persone, bensì che si sono verificati cambiamenti sostanziali e significativi sia nei posti di lavoro sia nel modo in cui si lavora. Quanto sopradescritto è assolutamente compatibile con la situazione che i sanitari stanno vivendo in questo specifico momento. Soltanto negli anni ’70 negli Stati Uniti si è incominciato a parlare di Burnout in riferimento a una sindrome tipica delle professioni assistenziali, infatti le categorie più a rischio risultano essere quelle professioni considerate “Help profession”, ovvero lavori nell’ambito della relazione di aiuto e assistenziale, come: medici, infermieri, forze dell’ordine, vigili del fuoco, psicologi, assistenti sociali, educatori, insegnanti. Le manifestazioni cliniche sono caratterizzate da un deterioramento progressivo dell’impegno nei confronti del lavoro e del piano emotivo con disturbi comportamentali quali assenteismo, isolamento, senso di stanchezza, perdita di autocontrollo, ma anche con comparsa di sintomi clinici come: stanchezza, irritabilità, nausea, diarrea, dolori, cefalea.
Dato il periodo di crisi, diversi centri e associazioni si stanno attivando per dare supporto psicologico sia ai cittadini che al personale sanitario. A tal proposito, ho intervistato una delle responsabili dell’Unità di psicologia delle emergenze con una comprovata esperienza nella psicologia delle emergenze, la professoressa Fortuna Procentese, Professore associato in psicologia sociale di comunità presso il Corso di Laurea Magistrale di Psicologia dell’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’, coordinatrice del Master in Psicologia dell’emergenza: percorsi di sviluppo di comunità resilienti.
– Come nasce l’idea?
Nel 2019 è nato un gruppo di ricerca, formazione e intervento psicologico in emergenza di cui sono la coordinatrice. Il gruppo è costituito da psicologi specializzati in materia di intervento in emergenza. Per questa emergenza sanitaria COVID-19 abbiamo pensato di aprire uno spazio online gratuito per: l’ascolto, supporto e contenimento delle espressioni emotive dei cittadini, per gli operatori sociosanitari impegnati in prima linea in questo momento e per la promozione e divulgazione di un sapere psicologico, utile ad affrontare la nuova situazione che esige la rivisitazione e la riorganizzazione degli spazi e tempi di lavoro.
– Perché l’importanza di dedicarlo anche al personale sanitario?
in questo momento di emergenza sanitaria per COVID-19, gli operatori sanitari sono coinvolti in prima linea con un impegno notevole che li mette a dura prova fisica e psicologica, in queste settimane le notizie e le narrazioni sul lavoro svolto, sulle difficoltà di gestione organizzativa ed emotiva induce un sovraccarico emotivo che ha bisogno di essere accolto in uno spazio di possibile elaborazione. Pertanto uno spazio di sostegno psicologico gratuito rivolto ai medici e a tutto il personale sociosanitario che in queste ore è totalmente dedito alla cura e alla tutela della salute dei contagiati è doveroso e utile per il loro stesso operato. L’intervento che abbiamo possibilità di proporre in questo momento è pensato per il personale medico e sociosanitario e si potrà articolare attraverso il debriefing da effettuare in gruppo attraverso una modalità telematica e sarà guidato da 2 psicologi dell’emergenza. L’intervento si svolgerebbe durante gli spazi definiti e concordati con gli operatori interessati a fine turno ad esempio o in momenti da concordare con loro e tenendo conto delle esigenze della struttura in cui svolgono le loro attività lavorative. Ad un primo incontro seguirà un incontro di follow-up a due settimane. Nel caso in cui durante il primo incontro dovessero emergere situazioni per le quali si avvertisse la necessità di un approfondimento individuale si offre uno spazio di ascolto da concordare con l’interessato. Inoltre, lo spazio online di ascolto e di condivisione è riservato anche a singoli professionisti sanitari che, in questo particolare momento di emergenza in cui sono chiamati ad intervenire in prima linea, sentano la necessità di usufruirne.
– Come si può accedere e prenotare una seduta presso il Centro dedicato?
Al momento lo spazio ha due forme, un’email convivereinemergenza@gmail.com e la pagina Facebook: U.P.E. Unità di Psicologia delle Emergenze
– Nella speranza che l’attuale emergenza si risolvi nel più breve tempo possibile, è previsto un monitoraggio anche al termine della crisi?
In attesa di un tempo di fine emergenza sicuramente verrà svolto un follow up e si potranno immaginare altri scenari di intervento. Intanto, restando a casa, aspettiamo la fine dell’emergenza sanitaria e porgiamo un sentito ringraziamento a tutto il personale sanitario impegnato in prima linea!