I dati della mortalità in Italia riguardanti il Coronavirus sono veramente scoraggianti, dalle ultime rilevazioni si evince una tasso di letalità superiore al 10%, dati che non sono assolutamente in linea con gli altri paesi del mondo che attestano i loro tassi su circa il 4 o 6% ed addirittura in altre realtà europee la letalità risulta particolarmente bassa come il caso della Germania con lo 0,6%. Mi chiedo come sia possibile che il nostro paese presenti una mortalità così elevata rispetto a paesi con un Sistema Sanitario che non hanno nulla da invidiare rispetto al nostro, allora dove nasce il problema? È chiaro che tale domanda se la sono posta diversi epidemiologi che, ovviamente, stanno analizzando nello specifico e in modo tecnico tale questione. Ad oggi però non vi è una risposta precisa, ma diverse ipotesi, come: problemi di ordine amministrativo sanitario, maggiore popolazione anziana fragile, un’iniziale sottostima del problema Coronavirus, ritardi diagnostici, inadeguata gestione per problemi strutturali dei pazienti con gravi complicazioni e via dicendo. Ma considerando che il Sistema Sanitario nazionale italiano non presenta discrepanze così significative con gli altri paesi industrializzati ed essendo i protocolli terapeutici abbastanza standardizzati si dovrebbe cercare la causa di tale differenza anche su altri fronti come ad esempio l’analisi e la rilevazione dei dati.
Per fare un minimo di chiarezza sulla questione, distinguiamo prima quale sia la differenza tra tasso di letalità e mortalità. Per tasso di letalità di COVID-19 intendiamo quante persone muoiono sul totale delle persone contagiate,mentre per tasso di mortalità di COVID-19 valutiamo quante persone muoiono su tutta la popolazione; ad esempio se su una popolazione complessiva di 100 persone, se ne infettano 10 e ne muoiono 5, abbiamo un tasso di letalità del 50% (5 morti su 10 infetti) e un tasso di mortalità del 5% (5 morti su 100 persone). Per ottenere, quindi, un dato preciso, sulla letalità del virus dovremmo effettivamente sapere quanti contagiati esistono in Italia, ovvero quale è il vero denominatore della frazione, ovviamente per ottenere questo dato dovremmo fare tampone per l’analisi del Coronavirus (SARS-CoV-2) a tappeto sulla popolazione. A dimostrazione di questo, all’inizio dell’epidemia il tasso di letalità nel nostro paese non era così elevato come oggi, poiché erano stati effettuati un alto numero di tamponi sulla popolazione; il 25 febbraio il ministero della Sanità, per verosimili problemi gestionali, ha raccomandato di effettuare il tampone solo a persone con sintomi. Da quel momento il tasso di letalità è incominciato a crescere in maniera significativa, poiché se fai meno tamponi, si abbassa il denominatore della frazione numero di morti/numero di contagiati con un conseguente aumento del tasso.
Un’altra questione è su come vengono raccolti i dati di decesso di Covid-19; quando si dichiara che il paziente è morto per Covid-19 o con presenza di virus SARS-CoV-2? Questa è una considerazione personale, ma credo che in Italia, forse per eccesso di zelo, si stia dando estrema rilevanza alla presenza di infezione da Coronavirus sui decessi. Non voglio minimamente sottostimare il problema, anzi concordo pienamente con le autorità nella gestione e la necessità di quarantena per cercare di ridurre il dilagarsi di un’infezione che comunque ad oggi ha dimostrato alta contagiosità e letalità, ma analizzando i dati di mortalità del sito Istat relativi agli anni precedenti, si evince che in Italia nell’anno 2017 il numero di decessi per tutte le patologie è stato di 649.061 (309.505 maschi e 339.556 femmine), mentre nel 2018 vi sono stati 633.133 decessi (302.495 maschi e 330.638 femmine). Un calcolo banale ci può indicare che negli ultimi anni, nel nostro paese vi siano in media 50.000 decessi/mese per tutte le patologie, al 29 marzo (in circa un mese dall’inizio dell’epidemia) vi sarebbero 10.779 deceduti con infezione SARS-coV-2; si dovrebbe quindi comprendere quanti di questi pazienti siano realmente morti per COVID-19 e quanti per altre ragioni, ma con positività al tampone.
È chiaro che tale questione è tenuta da conto anche dagli organi competenti, infatti anche il Ministero della Salute dichiara che“i deceduti al 29 marzo sono 10.779, questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso”.
Il governo ha già istituito taskforce di esperti per valutare le cartelle cliniche e i dati dei pazienti deceduti per comprendere l’effettiva causa di morte, ma per i risultati ci vorrà tempo e probabilmente saranno resi noti solo al termine della crisi. Nel frattempo credo sia necessario omogeneizzare (anche se impresa ardua) il metodo di rilevazione dei tassi di letalità e mortalità in tutto il mondo per ottenere dati più univoci e comparabili.