Corrado di Svevia o Hohenstaufen, detto Corradino (Landshut, 25 marzo 1252 – Napoli, 29 ottobre 1268 )
Era figlio dell’ imperatore Corrado IV e di Elisabetta di Baviera. Alla morte di suo padre, avvenuta quando aveva solo due anni, Corradino gli succedette nella titolarità delle corone della casata. Vista la giovane età di Corradino il Papa Innocenzo IV dichiarò che al Papato aspettasse la reggenza fino all’età adulta di Corradino cosa che non piacque al fratellastro del defunto re Manfredi che invece chiedeva la sovranità del nipote, quindi, prese tempo e si preparò ad attaccare militarmente il Papa per prendere il controllo del regno, ma, dopo la prima sconfitta militare, il pontefice morì per malattia. La reggenza passò a Papa Alessandro IV che dette la reggenza provvisoria allo zio Manfredi ma dopo poco tempo quest’ultimo ne usurpò il trono ( facendo spargere la voce, falsa, della morte del bimbo). Fu così che Corradino, re di Sicilia, dai due ai sei anni d’età crebbe nascosto in Baviera sotto l’ala protettiva di sua madre. A soli 14 anni Il 24 ottobre 1266 probabilmente sposò per procura Sofia di Landsberg, figlia di Teodorico ma ancora oggi questa notizia è oggetto di dibattito tra gli studiosi, perché non è chiaro se il matrimonio sia avvenuto o sia stato soltanto una promessa di matrimonio. Dopo la morte dello zio Manfredi, ucciso nella battaglia di Benevento, il giovane Corradino nel settembre del 1267si mosse alla riconquista del suo regno, passato nel frattempo sotto la corona francese di Carlo D’Angiò, il vincitore di Benevento, venne ben accolto a Verona, Pavia e Pisa. I pisani misero a sua disposizione danaro e soprattutto la loro potenza marinara. A Roma poi, gli venne tributato un vero e proprio trionfo e molti furono i romani che lo seguirono in battaglia, Corradino allora valutò l’ipotesi di espugnare Viterbo e fare prigioniero il Papa, ma desistette dal compiere questo passo dalla facile previsione del disastro propagandistico, che un’azione del genere avrebbe causato. In ogni caso, tutti questi episodi impensierirono non poco la Curia papale, tanto che fu scomunicato. Incoraggiato dalle vittorie riportate in Toscana sugli Angioini e da alcuni successi marinari degli alleati pisani, in Calabria e in Sicilia, sulla flotta Angioina, Corradino si illuse di aver facilmente ragione del nemico, quindi si diresse verso il sud e giunto alle porte del suo regno ai Piani Palentini, dove venne a contatto con le schiere di Carlo D’Angiò Qui ebbe luogo la tragica e fatale battaglia di Tagliacozzo e il 23 agosto 1268 Corradino fu sconfitto e si dette alla fuga, dirigendosi verso Roma. Ma la città che poco tempo prima lo aveva trionfalmente accolto, si dimostrò ora ostile allo sconfitto. Fu per questo che si diresse verso Nettuno tentando di prendere il mare, probabilmente diretto verso Pisa. Invece fu tradito da Giovanni Frangipane che che lo fece imprigionare a Napoli a Castel dell’Ovo. Processato e condannato a morte, fu decapitato a Campo Moricino (l’attuale piazza del Mercato ), il 29 ottobre1268.
I resti di Corradino e degli altri giustiziati, come era stato per lo zio Manfredi, non ebbero sepoltura; furono trascinati verso il mare, che dista pochi passi dal luogo del supplizio, e abbandonati, ricoperti solo parzialmente con sassi dal popolo impietosito. La salma fu recuperata e tumulata in una tomba solo con l’intervento della madre che lo fece tumulare all’interno della Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore
Dopo l’8 settembre 1943 i monaci del Carmine dovettero occultarne le spoglie poichè Hitler ne aveva disposto il “ritorno” in Germania.