Nelle ultime settimane il web è stato invaso da foto di strani esserini trovati nelle acque delle coste Campane che sembrerebbero essere un “ibrido” tra un fiore, una medusa ed un “mandala” blu-azzurro.
Molti erroneamente le hanno catturate in un secchiello destinandole a morte, ma di cosa si tratta?
La Porpita porpita è un idrozoo coloniale, è costituito da un dischetto centrale di colore bianco-grigiastro pieno di gas che gli consenti di galleggiare, attorno al quale si trovano, come raggi, dei tentacoli sottili e ramificati di colore blu brillante.
La Porpita fa parte del così detto “Pleuston”, si tratta di un “assembramento” di organismi che galleggiano sulla superficie acquea. Non dobbiamo assolutamente temerne la puntura, che è impercettibile all’uomo e possiamo tranquillamente nuotare in mezzo a questo complesso di esserini.
Nonostante in molti parlino di una specie “tropicale” si tratta di una specie “cosmopolita”, facilmente rinvenibile nell’Atlantico, nell’Indiano, nel Pacifico e nel Mediterraneo.
La presenza dell’idrozoo non è affatto negativa, infatti è ormai risaputo che oltre ad essere l’indice di pulizia delle acque possiede dei composti bio-attivi che pare abbiano effetto antimicrobico.
Le dimensioni della porpita solitamente non superano i 2,5 cm di diametro e per quanto la tentazione, soprattutto per i bambini, di catturarla sia grandissima, invitiamo a lasciar vivere sereni nel proprio ambiente questi “bottoni blu”, di scattare si una foto, ma mentre sono il “libero galleggiamento” e limitarci ad osservarne la bellezza ed il fascino senza causare morte e sofferenza a nessun essere vivente.
Ricordate che i bambini vanno educati ed instradati al rispetto dell’altro e del “diverso” e questo si può fare partendo proprio dai piccoli esseri indifesi che popolano le affollate spiagge, nelle quali, ricordiamo, l’unico “invasore” è l’uomo.