Vaccino sì vaccino no, molti ancora si pongo questa domanda, nonostante le sempre maggiori evidenze assolutamente vantaggiose del vaccino e nonostante la scia di morte e dolore che ha causato la COVID-19. Oltre all’enorme lavoro che si è compiuto per arrivare rapidamente alla creazione di un vaccino efficace e sicuro, che ha dato un colpo durissimo all’avanzare della pandemia da SARS-CoV-2, la ricerca continua ad andare avanti cercando terapie che possano essere utili a curare gli sfortunati individui che dovessero contrarre un’infezione da Coronavirus.
Si deve ribadire che il vaccino ed un’eventuale terapia atta a ridurre la replica virale sono due cose ben distinte e separata e l’una non esclude l’altra. Il vaccino continua ad essere la vera ed unica arma oggi a disposizione per frenare la pandemia ed è dovere di tutti noi salvaguardare la nostra salute e la salute di chi ci è vicino sottoponendoci alla vaccinazione anti-SARS-CoV-2.
È recente la notizia da parte dell’azienda farmaceutica Merck & Co (nota anche come MSD) della sperimentazione di una nuova molecola in grado di agire contro il temuto Coronavirus. Nelle fasi di analisi dello studio sperimentale di fase III dal nome MOVe-OUT, il Molnupinavir ha ridotto di circa il 50% le possibilità che i pazienti con nuova diagnosi di Covid-19 vengano ricoverati in ospedale. La molecola della Merck agisce interagendo con le polimerasi del Coronavirus, delle proteine fondamentali per la replica virale.
Lo studio è stato condotto su adulti non ospedalizzati con almeno un fattore di rischio come vecchiaia, obesità o diabete e con COVID-19 in forma lieve o moderata. Secondo la nota il farmaco è, quindi, particolarmente efficace se utilizzato durante le prime fasi dell’infezione; un precedente studio sul Molnupiravir in pazienti ospedalizzati è stato interrotto dopo risultati deludenti.
Un ciclo di cinque giorni di Molnupiravir per via orale ha ridotto sia l’ospedalizzazione che la morte rispetto al placebo. In particolare, nel gruppo placebo, 53 pazienti, cioè il 14,1%, sono stati ricoverati in ospedale o sono morti. Per coloro che hanno ricevuto il Molnupinavir, 28 pazienti, ovvero il 7,3%, è stato ricoverato in ospedale o è deceduto.
Dai primi dati il Mulnipavir risulterebbe efficace nel contrastare le complicanze da infezione da SARS-CoV-2, ma i dati dello studio devono ancora essere sottoposti ad una revisione paritaria, lo studio di fase III è stato interrotto in base ai buoni risultati ottenuti poiché non era etico continuare a trattare pazienti con placebo se il farmaco presentava una chiara efficacia terapeutica.
Quindi per ora ottime notizie e restiamo fiduciosi nell’attesa che i dati di efficacia e sicurezza vengano confermati. È importante ribadire che l’eventuale approvazione del farmaco non deve porre fine alla campagna di vaccinazione, infatti esistono diversi problemi legati ad una terapia atta a bloccare la replica virale in corso di infezione come il fatto che è indispensabile iniziare la terapia nelle primissime fasi di diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 e questa condizione non è sempre così semplice da soddisfare, infatti non sempre il paziente pratica un tampone ai primi sintomi di malattia, in alcuni casi i sistemi sono congestionati e la risposta del tampone potrebbe essere ritardata, inoltre il tampone (per quanto preciso) potrebbe presentare risultati falsi negativi. Il vaccino ha lo scopo di ridurre la possibilità di infettarsi e di indurre una maggiore protezione naturale al virus.
Piccola nota per i più convinti “no vax”, è fondamentale valutare i dati di sicurezza del Molnupinavir (cosa che ovviamente si sta facendo), questo per ribadire che ogni farmaco ha degli eventi avversi il vaccino non è più “cattivo” di altri farmaci; ogni terapia è basata su una corretta valutazione dei rischi e benefici ed è indubbio che attualmente la vaccinazione si sta dimostrando estremamente efficace e sicura.