È ancora nelle sale “Croce e delizia” e noi di Senza Linea abbiamo avuto il piacere di andare a vederlo, rimanendone decisamente soddisfatti. Dopo “Moglie e Marito”, è il secondo film di Simone Godano, mentre l’ottima sceneggiatura è di Giulia Steigerwalt. Non sveleremo molto della trama – proprio perché è nostra intenzione esortarvi a non perdere questo gioiellino – ma, come si intuisce già dal trailer di presentazione, è un amore gay e lo svelamento dello stesso alle rispettive famiglie dei due protagonisti il nucleo centrale della storia. Tony e Carlo sono due uomini maturi, l’uno vedevo e l’altro non sposato, ma entrambi padri e con un passato di amori con delle donne; le loro famiglie, e loro stessi, però, sono totalmente agli antipodi per estrazione sociale, mentalità, tradizioni e valori e questo genererà non pochi conflitti tra i vari personaggi. A tutto ciò, per di più, si aggiungerà la non accettazione della relazione omosessuale dei loro genitori da parte dei primogeniti dei due uomini, Penelope e Sandro, i quali cercheranno in tutti i modi di far fallire l’unione civile prevista tra i due.
È una commedia raffinata, elegante, che richiama uno stile tipico francese, e con leggerezza indaga e offre uno spunto di analisi sull’attuale realtà della famiglia, da una prospettiva diversa, particolare ed originale. Non è solo l’amore gay, difatti, ma anche il rapporto genitore-figlio ad essere affrontato con delicatezza e intelligenza. Insomma, nell’arco della pellicola, si sorride tanto ma non mancano i momenti di seria riflessione. Di questi tempi, poi, si tratta, senza dubbio, di un film necessario in termini di contrasto all’omofobia e di maggiore inclusione.
Degni di lode sono pure gli attori; non a caso, il lungometraggio può vantare un cast di sommo rispetto, con, tra gli altri, Alessandro Gassmann, Jasmine Trinca e Fabrizio Bentivoglio. Quest’ultimo ha confermato, ancora una volta, la sua enorme bravura e il personaggio da lui sapientemente interpretato pare una formidabile citazione de Il Vizietto.
Non sono da trascurare, infine, per la riuscita complessiva del film, i luoghi scelti per girare (le bellissime spiagge di Gaeta), il dialetto romanesco che ha reso tutto molto verace e le musiche (un momento di grande intensità è quando parte Torna a casa dei Maneskin).
In conclusione, correte al cinema, non ve ne pentirete!