Nel settecentesco Palazzo Roccella, in via dei Mille 60, il PAN ospita una mostra collettiva dedicata allo sviluppo della Street art e della cultura Pop a Napoli a partire dagli anni ‘80. L’esposizione curata da Andrea Ingenito e diretta da Violetta Gasparri propone un percorso artistico e storico in una Napoli capitale d’arte e di cultura, meta di artisti provenienti da tutto il mondo. Fino al 28 febbraio 2022 sarà possibile immergersi nell’arte popolare partenopea attraverso un centinaio di opere, suoni e video.
La mostra si apre con alcune produzioni del periodo napoletano di Keith Haring. Anzitutto, le 30 litografie in bianco e nero realizzate per il catalogo della mostra di Lucio Amelio. Provenienti da collezioni private, si trovano anche il Randi 88, la serie White Icons e l’iconico Radiant Baby, un pittogramma con un neonato circondato da raggi che simboleggiano la sua energia, un appello alla vita, al futuro.
Un intera sala è dedicata poi alle fotografie inedite di Luciano Ferrara capaci d’immortalare il fervore culturale di quel periodo. Negli scatti appaiono luoghi cult della cultura partenopea: il City Hall, la pizzeria Dante e Beatrice, la Trattoria dell’Oca.
La mostra continua con alcune opere della Pop artist napoletana Rosaria Bosco, in arte Roxy in the box. Nelle strade di Napoli non è difficile incontrare alcuni dei suoi lavori di arte urbana. L’artista è solita “resuscitare personaggi che hanno biografie originali” e attribuirgli attitudini ordinarie e quotidiane. Ritrarre Amy Winehouse, Sofia Loren, Salvador Dalì, Caravaggio e San Gennaro in quartieri popolari significa per lei “stabilire una relazione con quegli spazi e con chi ci abita”.
L’ultima parte della mostra è dedicata alle opere dello Street artist Trallallà. Personaggio ormai iconico della cultura partenopea, Trallallà ripensa i simboli e i personaggi di Napoli in chiave moderna e dissacrante. Tra loro spiccano la sirena Partenope e La ciaciona che, come afferma l’artista stesso,“nasce passeggiando per le strade di Napoli, osservando delle ragazzine grasse e orgogliose delle loro abbondanze. Mi è sembrato un atteggiamento quasi eversivo, resistente all’omologazione imposta dagli art-director delle agenzie pubblicitarie. Un’insolenza sensuale, ironica, ribelle, come il burlesque più consapevole di donne che rivendicano la libertà di essere belle come pare a loro, infischiandosene allegramente dei modelli preconfezionati”.
Fuori progetto c’è poi l’opera di Bansky: “Choose your weapon”. Apparsa per la prima volta sui muri del quartiere Southwark di Londra, l’opera rende omaggio a Keith Haring facendo riferimento al suo Barking Dog. Viene espressa l’insoddisfazione della gioventù britannica e la cultura delle gang in cui cani aggressivi sono portati nelle strade come armi.