Continua l’escursione del Dampyr fra le celebrazioni dedicate alla morte. Dopo aver celebrato los dias de los muertos in Messico nello scorso numero, Venanzetti e Genzianella riportano di corsa Harlan nel vecchio mondo. Più precisamente in Bretagna, a rispolverare un antichissimo rito apotropaico della cultura celtica. Il samhain è infatti l’antichissimo rito con il quale i celti celebravano, il 25 ottobre, la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo. Il rito è legato al tema della morte dalla presenza dello spirito detto Ankou. Rappresentato come uno scheletro, esso è la personificazione della morte nella mitologia bretone, e come tale compare in numerosi miti e leggende raffigurato come uno scheletro munito di falce (il tristo mietitore dei Monty Python in pratica, ma meno divertente). L’ankou è lo spirito psicopompo del folclore bretone, una figura cioè che, come Ermete nella mitologia greca o il Caronte della Divina Commedia, fa da tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti trasportando le anime dei defunti dall’uno all’altro. L’ankou fa da traghettatore nel mondo dei morti attraverso una porta localizzata Yeun Ellez, nei Monts d’Arrée, località nella quale è ambientata la vicenda.
La finzione di questo numero 213 descrive l’ankou come un essere capace di ingannare la morte provocandola, trasferendo la propria essenza da un corpo mortale un altro e nutrendosi delle essenza vitale degli esseri umani, non molto diversamente dai vampiri tradizionali. Tra le righe della vicenda si intravedono due grandi tematiche: il rapporto con la malattia e la morte, con la difficoltà della sua accettazione; e il rapporto fra vecchio e nuovo, fra rispetto delle tradizioni è spinta in avanti. Tentativi di tematizzazione a dire la verità un po’ tiepidi, che fanno fatica ad emergere dietro i toni chiaroscurali di un fumetto che Poggia per la gran parte sulle capacità evocative delle matite di Genziana, le quali in maniera efficacemente inquietante evocano una Bretagna gotica e oscura.