Per questa recensione stavo valutando una infinità di proposte mirabolanti, dai fumetti d’inchiesta italiani alle graphic novel esistenzialiste canadesi. Poi però, questa settimana è uscito il Dylan Dog di Dario Argento, che è tipo l’evento del trimestre fiscale. E allora la scelta è diventata ovvia: che fai non le dici due parole serissime su un fenomeno che scrive un altro fenomeno? Un evento per il quale, fra l’altro, ci hanno martellato per mesi (circa tre in effetti)? Non si può.
Dato che comunque questo fumetto è un giallo in piena regola, con vittime assassini e squillo di lusso (letteralmente), praticamente non parlerò della trama, onde non farmi mandare contro l’intero calendario maya… Se però avete paura di intuire ugualmente qualcosa dalle mie poche righe, ecco ufficialmente il mio
ALLARME (IPOTETICO) SPOILER
Se siete entrati in edicola in questi giorni, il torrido sole dei primi giorni di agosto vi avrà probabilmente abbagliato, riflettendosi su una specie di superficie lucida da qualche parte nella sezione fumetti bonellidi. Se siete entrati in edicola saprete probabilmente che roba è. Se ci entrerete in questi giorni, sappiate che quella che state osservando è la copertina del Dylan Dog 383, Profondo Nero. SCRITTO DA DARIO ARGENTO, come indicato sotto la testata. I titoli di testa rivelano che una mano ce l’ha messa anche Stefano Piani, mentre i disegni sono invece dell’inossidabile, e sempre più cupo, Corrado Roi.
Siccome ho la sindrome di Smaug – diagnosticatami da un medico serissimo, con addosso una parrucca da sindarin! – mi porto a casa più o meno tutto quello che luccica. Così in un balzo e 3 litri di sudore sono a casa, a rimirare Dylan che si staglia su un culo nudo in un trionfo di animali luccicanti. Una roba che manco se Michelangelo fosse entrato in un wormhole e avesse incontrato Dalì e Picasso a Woodstock.
A quel punto noto il titolo. Eh la miseria: Argento si autocita già dal titolo. Fra l’altro la locandina di Profondo Rosso compare anche in una vignetta dell’albo, insieme a quelle di Inferno e Goblin…
è in quel momento che mi viene un sospetto. Ma vuoi vedere che l’effetto della copertina è un modo per omaggiare l’autore, per assonanza col cognome? Ma quindi questo fumetto è un vortice di citazioni fin dalla copertina! MA È STRABILIAAANTE!!
Riavutomi dallo stupore per queste genialate da quinta elementare (non so bene se mie o dell’ufficio marketing Bonelli), finalmente apro l’albo.
Per motivi non ben chiari nemmeno agli autori, e con modalità di assunzione discutibili, (ma sempre più chiare di quelle in uso nel “paese reale”) il buon Dylan si ritrova ingaggiato da una bellissima super-modella/super prostituta.
A noialtri clienti così mai eh…?
Ad ogni modo, la tipa, che si chiama Beatrix, lavora nel mondo del BDSM, che per chi è appena arrivato da Titano e non gli funziona internet, è una sigla che sta per Bondage e Disciplina, Dominazione e Sottomissione, Sadismo e Masochismo. Insomma una vasta gamma di pratiche sessuali pensate per chi vede la scopata di base come una roba per orsoline (perdonatemi, amici del Bondage: non mi frustate!).
Ed è qui che inizia un turbinio di belle donne (e fino a qua è un Dylan Dog normale), culi semi nudi (pure) e frustate alla cieca davanti a una platea di tizi in visibilio vestiti da animali (mah)… E il buon Dylan perde immediatamente la testa; non letteralmente. Peccato, peccato perché è sempre divertente quando succede.
Poi violenza consensuale. Violenza non consensuale. Risoluzione del caso. Citazione per finale agrodolce ed ecumenicamente comprensivo.
Fine