E’ in corso fino al 27 febbraio la mostra fotografica di Sukita, fotografo giapponese, ritrattista di tante icone del rock, ma rimasto sempre fedele al suo idolo: David Bowie. La mostra, organizzata da Associazione Culturale Tempi Moderni, con la collaborazione della SCABEC Regione Campania per le attività di promozione e comunicazione, e curata da ONO arte contemporanea, si compone di oltre 100 fotografie, alcune delle quali esposte in anteprima nazionale, e ripercorre il sodalizio durato oltre quarant’anni tra la leggenda del pop e uno dei maestri della fotografia di rock.
Presso il Palazzo Fruscione, vicolo Adelberga 19, nel cuore del centro di Salerno (da poco lasciata “respirare” dall’assalto dei turisti, curiosi di vedere le famose luminarie), un percorso dettagliato e ben distribuito su tre piani, che ripercorre il sodalizio tra il duca bianco e il suo fedele artista/fotografo. Tre piani in cui i ritratti dello starman internazionale vengono divisi per anni: al primo piano troviamo una sala in cui un documentario ci espone il sodalizio tra i due, secondo piano anni ’70/’80, i primordi di Bowie, le prime idee di Sukita sui contrasti cromatici sperimentali e l’idea di un uomo/alieno. Al terzo piano il loro ricongiungimento dopo anni, così, per caso.
Il loro incontro avviene nel 1972 quando Sukita giunge a londra per immortalare Marc Bolan e i T-Rex. Il giapponese non conosceva il cantante, ma, incuriosito da un suo manifesto, decise di andare ad un suo concerto. Il suo “essere speciale” lo colpì in qualche modo e decise di “doverlo” immortalare e ci riuscì grazie all’aiuto dell’amica e stylist Yasuko Takahashi che disegnò i costumi di scena di Bowie. Il cantante rimase talmente folgorato dallo stile del fotografo che tra i due nacque una relazione professionale e umana durata fino alla scomparsa di Bowie.
Il servizio più significativo resta quello del 1977 quando Bowie torna a Tokyo per la promozione dell’album “The Idiot” di Iggy Pop, che aveva prodotto. In appena due ore Sukita scatta 6 rullini e realizza anche la fotografia che non sapeva sarebbe divenuta la celebre copertina dell’album “HEROES”, una degli scatti più iconici nella storia della cultura popolare.