Il cielo sopra Napoli, quel maledetto lunedì di fine ottobre, era di un colore strano, quasi giallo. Le nubi erano così dense che sembravano assorbire dentro di sé la luce del tramonto o forse quella dei lampi che, con una frequenza impressionante, le squarciavano. E poi, poi c’era quel vento terribile che batteva a una velocità di 130 km/h e pareva che stesse schiaffeggiando la città, quasi come un atto di ribellione della Natura contro l’asfalto e il cemento. Il capoluogo campano, così come tutti gli altri comuni della zona, ma anche come numerose città in diverse parti d’Italia, nella scorsa settimana, è stato investito da una perturbazione decisamente forte. Considerando il periodo autunnale, dovrebbe essere la norma, ma la verità è che, negli ultimi anni, stiamo assistendo, frequentemente, a fenomeni metereologici connotati da particolare veemenza. Si tratta delle cosiddette “bombe d’acqua”, veri e propri nubifragi, con i quali, secondo quanto ci dicono gli esperti, saremo costretti a confrontarci sempre più spesso, dati i cambiamenti climatici in atto, che stanno portando a una tropicalizzazione dell’area del Mediterraneo.
In seguito a quanto verificatosi, come appreso da tutte le testate giornalistiche, ma anche come constatato direttamente, a Napoli, i danni sono stati molteplici e notevoli. Al di là delle cose e delle auto – che, alla fin dei conti, non hanno nessun valore – il fatto in assoluto più tremendo, però, è che, purtroppo, si è registrata una vittima, schiacciata dalla caduta di un pino in via Claudio. Si chiamava Davide, ed aveva solo 21 anni. Il giovane veniva dalla provincia di Caserta, da San Nicola la Strada, e studiava all’Università a Fuorigrotta, il suo sogno, infatti, era quello di diventare ingegnere; un sogno stroncato prematuramente e ingiustamente.
I funerali si sono tenuti il primo novembre, nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli a San Nicola la Strada, e tantissimi sono stati gli amici e i conoscenti che sono accorsi per stringersi attorno al dolore enorme della famiglia. Tutti hanno parlato di lui come di un ragazzo d’oro, appassionato di basket e tifoso del Napoli.
Davide poteva essere ognuno di noi, Davide si è semplicemente trovato a passare nel posto sbagliato, al momento sbagliato. È una notizia che ci ha praticamente raggelato il sangue nelle vene e per la quale sentiamo di muovere solo una riflessione. Lasciamo da parte, infatti, tutte le polemiche che in questi giorni, anche fastidiosamente, sono state alimentate – del resto, saranno le autorità competenti ad accertare le responsabilità -; noi, dal canto nostro, riflettiamo, invece, sulla vita e sulla caducità della stessa che, come ci insegnavano già i latini, deve essere per noi un pungolo, una leva per darci forza.
Quante volte ci disperiamo per i motivi più futili, per un esame non passato, per un voto basso, per una bocciatura o perché magari vorremmo qualche soldo in più!? Quante volte rinunciamo ad essere felici perché davanti a noi sembra tutto buio, non crediamo in noi stessi e pare che non ci sia nessuna via d’uscita!? Quante volte litighiamo con le persone alle quali vogliamo bene e non ci parliamo per giorni o persino per anni!? Ebbene, dinanzi a questi episodi tragici, dobbiamo comprendere che tutto è secondario e che la nostra vita, con i nostri affetti, è quanto di più prezioso abbiamo. Non dobbiamo sprecare neppure un secondo. Abbracciamoci, amiamoci, baciamoci, perdoniamoci perché siamo qui, adesso, e niente è più importante di questo.
Ciao Davide, buon viaggio!