DOMENICA 24 LUGLIO ANDRÀ IN SCENA “OPATAPATA” DI E CON ROBERTO AZZURRO NELLA RESIDENZA STORICA DI VILLA AVELLINO PER LA IV EDIZIONE DELLA KERMESSE “ANTICHI SCENARI – APPUNTAMENTI FLEGREI D’ARTE IN MOVIMENTO”
Da una riscrittura de “La Tempesta” di William Shakespeare, lo spettacolo vedrà al pianoforte il pianista e compositore Tom Tea
Domenica 24 luglio, alle ore 18,30, nella Residenza Storica di Villa Avellino sarà di nuovo la volta del teatro con lo spettacolo “Opatapata” di e con Roberto Azzurro, autore, attore e regista che proporrà una riscrittura de “La Tempesta” di William Shakespeare, facendosi accompagnare al pianoforte dal pianista e compositore Tom Tea. Prosegue, così, la IV edizione del Festival “Antichi Scenari – appuntamenti Flegrei d’arte in movimento”, organizzato dall’associazione “Luna Nova” con direttori artistici Carmine Borrino e Veronica Grossi. Il progetto, in partenariato con il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, il Parco Regionale dei Campi Flegrei, il Comune di Pozzuoli e altri Comuni limitrofi dei Campi Flegrei, andrà avanti per tutta l’estate fino all’11 settembre 2022.
«Mi è sembrato inevitabile – spiega Azzurro – costruire un gioco iperbolico e dissacrante, verbalmente psichedelico e emotivamente psicanalitico. Così come mi è sembrato inevitabile trovare un titolo che potesse chiarire quello che era e quello che volevo fare io. Ed ecco che la mia lingua mi è venuta come sempre in aiuto, e la parola perfetta è riaffiorata alla mia mente, con la naturalezza della verità e la sfrontatezza di un evento immantinente. Potevamo mai non titolare così una riscrittura forse farsesca e forse tragica de La tempesta? Opatapata a tutti i costi».
La storia, ennesima strabiliante declinazione del tema del potere, unico obiettivo dell’uomo di tutti i tempi, come sottolinea lo stesso artista, affronta la difficoltà dell’essere umano ad accettare il cambiamento. Ecco come in un caleidoscopio verbale, appunto, il regista, il protagonista e tutti gli altri personaggi si ritrovano riuniti nella stessa persona, nello stesso raccontatore/affabulatore, un prestigiatore di versi apparentemente composti all’istante, evidentemente fatti invece di radici. La lingua sarà quella musicale napoletana, ovviamente intercettata dal punto di vista contemporaneo, con brevi incursioni di Eduardo con la sua Tempesta e di Leopardi, che tanto legame ebbe con Napoli. Allora Prospero diventerà il simbolo del potere a tutti i costi, Ferdinando la gioventù che sconta un peccato non voluto, Miranda l’innocenza spuria, inadeguata, claudicante e sfrontata, violenta e sarcastica. Verrà rispettato anche il lieto fine, inaspettato, imprevisto, ma come sempre auspicato.
«Vediamo se – conclude l’autore – come sovente accade, soprattutto in natura, anche stavolta una tempesta riuscirà a farci vedere più chiaro».
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