Non eravamo più abituati ai cali di concentrazione che spesso. in passato, avevano rovinato le domeniche a tutti noi tifosi: l’arrembante Napoli spallettiano, anzi, aveva sempre mostrato una applicazione feroce per tutti i novanta e più minuti di ogni singola partita. Nell’anticipo di sabato contro l’Udinese, gli azzurri, avanti per tre a zero e dopo aver sprecato più volte la palla del quarto gol, hanno abbassato la guardia permettendo ai friulani i rientrare inaspettatamente in gara e mettere a rischio una vittoria in realtà netta e schiacciante.
Non mancano gli alibi, a dire il vero: l’ultima partita prima della rassegna mondiale, un minimo di rilassamento dopo tante vittorie di fila e la, comprensibile, scarsa attenzione residua di qualche protagonista del prossimo mundial, a cui va aggiunta la buona qualità complessiva dell’Udinese, hanno fatto vivere dieci minuti di passione a tutti i tifosi azzurri sparsi per il globo.
La gara era stata subito vibrante: l’Udinese aveva chiamato subito Meret alle armi con uno splendido intervento a disinnescare il colpo di tacco di Deulofeu (poi uscito per infortunio e applaudito), ma con il passare dei minuti i padroni di casa facevano valere la qualità e la forze d’urto offensiva, realizzando due reti, prima con il solito Osimhen, splendidamente servito da Elmas e poi con Zielinski con un tiro a girare dopo una bellissima azione iniziata dal nigeriano e rifinita da Lozano.
Il terzo, bellissimo, gol di Elmas aveva di fatto lasciato immaginare che la gara fosse finita, anche perchè la difesa ospite e, soprattutto, l’estremo udinese, avevano ripetutamente salvato i bianconeri dall’imbarcata.
Il risultato finale, 3-2, da un lato non rispecchia a pieno quello visto in campo ma, alla fine, soddisfa eccome il Napoli che mantiene inalterato il vantaggio sulle inseguitrici: fortunosa e polemica vittoria del Milan sulla Fiorentina, importante successo dell’Inter a Bergamo, Juve ancora vittoriosa contro la Lazio di Sarri.
Adesso tutto si ferma, l’attenzione pallonara si soffermerà, obbligatoriamente, sulla rassegna iridata che restituirà, nel tempo, i calciatori alle proprie squadre di appartenenza.
Cosa ne sarà del campionato, allorquando riprenderà a gennaio, è difficile da sapere.
Quel che è certo è che tutta l’Italia calcistica non di fede azzurra auspica, e in un certo modo, incomprensibilmente, prevede, un calo della banda di Spalletti.
Il 2023 potrebbe davvero essere l’anno della definitiva consacrazione del sodalizio partenopeo e del suo allenatore: fatti i debiti scongiuri, questo Napoli, finora inarrestabile, sembra destinato a giocarsi, quest’anno si, tutte le sue chance fino alla fine.