Cronaca di un disastro annunciato: chi aveva voluto leggere nelle funeste parole di Antonio Conte alla vigilia della trasferta di Verona un eccesso di pessimismo, si è dovuto ricredere dopo il perentorio 3-0 con cui i ragazzi di Zanetti, reduci dalla figuraccia interna in Coppa Italia col Cesena, hanno annichilito gli azzurri nel primo atto del nuovo campionato.
Probabilmente, però, nemmeno l’ex tecnico della Juventus si aspettava un crollo così repentino della sua squadra nella ripresa, dopo un primo tempo controllato, in cui nel finale Lobotka e Kvara hanno sfiorato il vantaggio, nonostante le ormai croniche difficoltà nell’alzare i ritmi, riaggredire gli avversari e concretizzare un possesso palla sterile e stucchevole.
La rete del carneade capoverdiano Livramento, libero di infilare Meret con un tocco ravvicinato dopo la consueta ferrea marcatura dell’inspiegabilmente ancora titolare Juan Jesus, ha invece dato il via alla disfatta: dopo l’estemporanea traversa colta da Anguissa il Napoli si è sciolto come neve d’Agosto, per citare sia Conte che Gigi D’Alessio, ed è affondato definitivamente sotto i colpi di un certo Musquera, centravanti colombiano “che fino a un paio di settimane fa era ancora nella foresta” come confessato gioiosamente dal suo allenatore.
Le scuse al pubblico e l’invito a vergognarsi rivolto a sé stesso e ai suoi calciatori da parte di un costernato Conte nel dopo gara, sono segnali più inquietanti che rassicuranti: l’impressione, infatti, è che l’allenatore pugliese abbia progressivamente acquisito la consapevolezza di avere tra le mani un gruppo ormai definitivamente saziato dal trionfo di due anni fa, logorato dall’ultima disastrosa stagione, e quindi incapace di reagire alla minima difficoltà.
Ci si aspettava che la partenza horror desse una spinta decisa al mercato azzurro, incancrenitosi sulla questione Osimhen, ma l’unica operazione conclusasi è quella che ha portato a Napoli David Neres, ottimo esterno d’attacco ma non certo la priorità per una rosa che conta due centrocampisti più il reintegrato Gaetano, e che con il nigeriano ancora separato in casa resta orfana di un centravanti.
La trattativa per Lukaku sembra essersi finalmente sbloccata, ma ovviamente l’ex bomber dell’Inter non sarà utilizzabile prima della prossima settimana.
Con l’entusiasmo di Luglio che ha lascito il posto alla preoccupazione di questi giorni, i partenopei si apprestano ad esordire in campionato davanti al loro pubblico stasera (ore 20:45) contro il Bologna, affidato a Vincenzo Italiano dopo l’approdo di Thiago Motta alla corte di Elkann e Giuntoli.
Conte spera di recuperare Buongiorno, anche se la sua assenza non giustifica l’impiego di Juan Jesus in luogo di Rafa Marin o Olivera: per il resto, l’unica novità rispetto a Verona sarà rappresentata dalla presenza in panchina di Neres e Gaetano, con Raspadori e Simeone a contendersi l’ingrato compito di guidare l’attacco.
Il Napoli ha vinto quasi la metà delle 65 sfide giocate in casa in Serie A contro il Bologna, che però ha colto l’ultimo dei suoi 11 successi lo scorso 11 Maggio: le reti di Ndoye e Posch sancirono, di fatto, la storica qualificazione dei felsinei alla Champions League ormai ai nastri di partenza.
La stagione precedente aveva fatto registrare la vittoria n. 31 dei partenopei, che il 16 Ottobre 2022 si imposero con un rocambolesco 3-2 grazie alle reti di Juan Jesus, Lozano e Osimhen.
Il pareggio manca addirittura dal 16 Gennaio 2012, quando Cavani, su rigore, vanificò il vantaggio bolognese siglato da Acquafresca.
Nonostante tutto si prevedono circa 50mila persone presenti domenica per sostenere il Napoli, che ha dunque, al di là degli oggettivi ritardi sul mercato e degli imperdonabili errori gestionali della dirigenza, l’obbligo e il dovere di rialzare la testa, e di riscattare la figuraccia di Verona e le inguardabili prestazioni dell’ultimo scorcio dello scorso campionato.
Antonio Conte, in fondo, è stato ingaggiato e lautamente pagato anche per riuscire in una missione probabilmente impossibile per molti, ma si spera non per lui, ovvero ridare un’anima a un gruppo allo sbaraglio: è il momento, per l’allenatore e per i suoi ragazzi, di dimostrare che almeno questa scelta, Aurelio De Laurentiis non l’ha sbagliata.