Il casting di AdL si è finalmente concluso: giovedì scorso, mentre l’Italia di Mancini giocava e perdeva con la Spagna un’altra semifinale di Nations League, il Napoli annunciava sui suoi canali social l’arrivo sulla panchina azzurra di Rudi Garcia, reduce dall’esperienza in Arabia Saudita con l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo.
A corredo, il benvenuto di Aurelio De Laurentiis, che ha sottolineato come la sua scelta sia maturata al termine di 10 giorni di proficua conoscenza con il tecnico francese.
Come spesso capita a Napoli, l’arrivo dell’ex allenatore di Roma, Olympique Marsiglia e Lione è stato accolto in modo abbastanza tiepido, come del resto accadde con Spalletti due anni fa per motivi abbastanza simili.
Anche il tecnico di Certaldo era fermo, in realtà da molto più tempo, la sua esperienza all’Inter pur essendosi conclusa con due qualificazioni Champions non aveva portato titoli, e il gioco fatto vedere a Milano non era stato particolarmente spumeggiante.
A ben guardare, la candidatura di Garcia era di fatto tra le più autorevoli, una volta esclusi per motivi diversi i nomi di tecnici di primissima fascia quali Luis Enrique o Conte, senza voler scomodare profili irraggiungibili come Klopp, Simeone o Guardiola.
Appurata l’impossibilità di arrivare in tempi brevi a Galtier, ancora in trattativa per liberarsi dal PSG, e avendo giustamente deciso di non forzare la mano con tecnici sotto contratto (Italiano, Sousa), De Laurentiis ha rotto gli indugi, siglando con l’allenatore transalpino un contratto biennale con un’opzione per il terzo anno, a cifre simili a quelle dell’accordo firmato 2 anni fa con Spalletti.
Oltre che dal punto di vista del “pedigree”, la scelta di Garcia appare in realtà del tutto sensata anche dal punto di vista caratteriale: l’allenatore di Namours ha infatti mostrato già nella sua precedente esperienza italiana, a Roma, grande personalità, capacità di entrare in sintonia con lo spogliatoio e di gestire gli eccessi di una piazza “calda” come quella giallorossa, molto simile a Napoli sotto questo aspetto.
Anche i risultati parlano a favore di Rudi: due secondi posti ottenuti contro la Juve più forte dell’era Agnelli, seconda miglior difesa per due stagioni consecutive, e un calcio spesso brillante e spettacolare, anche se più “verticale” in un’epoca nella quale non c’era ancora l’assurda ossessione per la costruzione dal basso.
Lontano dall’Italia Garcia ha comunque dimostrato di saper vincere, come dimostra il “double” ottenuto in Ligue 1 con il Lille nel 2011, e di riuscire a portare le sue squadre molto avanti in Europa.
La semifinale di Champions ottenuta con il Lione 3 anni fa, eliminando Juventus e Manchester City, e la finale di Europa League disputata nel 2018 con il Marsiglia fanno ben sperare De Laurentiis, che vuole continuare a vedere il suo club farsi onore in campo continentale.
Anche a livello tattico Garcia sembra l’uomo giusto per sostituire Spalletti, che curiosamente, a sua volta, gli successe sulla panchina giallorossa proprio dopo l’esonero del tecnico francese a inizio 2016.
Rudi infatti, come Luciano, ha sempre saputo adattare lo stile di gioco delle sue squadre agli uomini a sua disposizione, proponendo con successo sia il 4-3-3 che il 4-2-3-1, e sapendo esaltare le caratteristiche soprattutto degli attaccanti veloci, come Gervinho o Salah: in tal senso Osimhen, Kvara e Lozano sono armi che l’allenatore francese saprà sfruttare al meglio.
Oltre alla conoscenza del calcio italiano, Garcia potrà contare su quella già solida con Anguissa, che proprio sotto la sua guida, al Marsiglia, si è rivelato al grande calcio europeo, guadagnandosi la chiamata in Premier prima dell’approdo a Napoli.
Ovviamente, sulle aspettative che sarà lecito creare attorno al Napoli di Garcia molto dipenderà dalle eventuali partenze di Osimhen, improbabile a meno di offerte indecenti, o di Kim, viceversa quasi certa.
Importante, in chiave calciomercato, sarà quindi capire il destino di Giuntoli, per ora “congelato” ma non liberato, e il nuovo assetto dello staff tecnico che AdL deciderà di adottare.
Prima di tutto, era però indispensabile apporre sul mosaico del nuovo Napoli il primo e più importante tassello, ovvero quello del nuovo allenatore: ora che De Laurentiis ha messo Garcia al…centro del villaggio azzurro, si può finalmente guardare al futuro.