Pubblicato il 20 ottobre il nuovo singolo di Marat (al secolo Marta Lucchesini), “E quindi voglio cadere”, un nuovo capitolo, un cambio di percorso che suona come una canzone d’odio, che suona come una canzone d’amore, con la presenza di un ukulele che guida la disillusione di un musicista in Italia nel 2021. Una ragazza eclettica che riesce a passare dall’uso della loop station, con suoni elettronici e di spessore, alla sola voce nuda accompagnata dall’ukulele, che fa vibrare le corde dell’anima.
Ciao Marta e complimenti innanzitutto! Sei giovanissima, ma nondimeno talentuosa. Sei al tuo nuovo singolo: “E quindi voglio cadere”. E’ un canzone d’amore o di odio?
Grazie dei compimenti prima di tutto!
Non mi sento particolarmente giovane considerando l’età media delle nostre pop star al momento.. peró si, così, in senso assoluto sono giovane 🙃 “E quindi voglio cadere” è una canzone d’amore per la musica e una canzone di odio per chi la vuole trattare come prodotto e niente più. Fare musica, anche come mestiere, dovrebbe presupporre una volontà e urgenza di comunicare che viene PRIMA della voglia di soldi. Di questo parla il pezzo.Quanto riesci ad esprimerti con la sola voce e l’ukulele?
Beh normalmente utilizzo molti più strumenti contemporaneamente, tramite la loop station. Quindi difficilmente mi troverei ad esprimermi voce e ukulele in generale. Però questa è nata come una canzone piccolina, un odio solo sussurrato e mai gridato, quindi l’ukulele secondo me è perfetto per questa missione.
Hai avuto tante collaborazioni, chi ti ha colpito di più?
La collaborazione che più mi ha segnato è stata quella con Donato di Trapani e Fabio Rizzo a Indigo (con cui ho realizzato questo e altri pezzi che usciranno). Bisogna dedicare il tempo alle persone che possono farti vedere il mondo con altri occhi, perché altrimenti si rimane a girare in tondo nella propria comfort zone.
Che progetti hai per il futuro?
Progetti per il futuro: suonare suonare suonare, non preoccuparmi di fare tanti ascolti e di diventare famosa, suonare suonare suonare.
Quale esperienza canora ti ha lasciato di più il segno?
L’esperienza canora che mi ha segnato di più è stata a Musicultura (ero in semifinale circa 4-5 anni fa), lì ho capito che dovevo fare ben altro per poter essere a posto davanti a un microfono e credibile dall’esterno. Non so se ci sono riuscita, fatto sta che non mi hanno mai più selezionato da allora ❤️.
BIO:
Marta Lucchesini, cantautrice e polistrumentista, nasce a Monterotondo (Roma) nel 1995. Già a 14 anni inizia a suonare con una band prog e a 17 anni fonda il duo acustico-elettronico ShareHazard, aprendo anche il concerto di Riccardo Sinigallia. In seguito comincia a scrivere e comporre arrivando finalista al Premio De Andrè con il brano “Urgenza Particolare”. Dopo essersi diplomata a Officina Pasolini, laboratorio sulla canzone creato da Tosca, con la presenza di Piero Fabrizi, Pietro Cantarelli, Niccolò Fabi e tanti altri, nel febbraio 2017 debutta con l’EP “Le Facce” sotto il nome d’arte “Marat”, con la produzione artistica di Luca Bellanova, vincendo il premio Matteo Blasi (2018), il Duel – Cantautori A Confronto e arrivando in semifinale a Musicultura. Nel 2019 vince la Targa Tenco per il miglior Disco a Progetto con il collettivo Adoriza. Partecipa alle finali di Fiat Music di Red Ronnie e alla sua trasmissione il Barone Rosso. In seguito prende parte a numerosi festival tra cui Meeting del mare, il Mei e il Reset Festival. Nel 2020 si laurea al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma in “Composizione per la musica applicata alle immagini”. Attualmente lavora nel campo della musica per le immagini. Al Festival del Cinema di Venezia 2021 debutta con il docufilm di Sabina Guzzanti “Spin time – Che fatica la democrazia!” firmando la colonna sonora originale insieme al compositore Giorgio Giampà.
L’ambientazione ideale di questo progetto è il palco. La musica suonata, l’intesa, i discorsi al microfono, sono le base su cui si fonda la personalità musicale di Marat. Le canzoni, grazie al palco e al pubblico, acquistano comunicabilità e forza. I testi sono surreali, scherzosi, quasi teatrali e grazie a queste caratteristiche interpretabili in moltissimi modi diversi. Toccano i temi più disparati però sempre e comunque con la massima libertà di esprimere concetti pazzi o pesanti con naturalezza. Il punto di vista di Marat è di non cedere all’idea che esistano dei confini, ma di dare forza a quella secondo la quale c’è fluidità tra la nostra quotidianità e la poesia che essa genera.
IG: MARAT_LUCCHESINI FB: /MARATUFFICIALE