Da qualche anno si stanno intensificando gli avvistamenti di Tilacini, animali meglio conosciuti come lupo marsupiale o tigre della Tasmania, considerati ormai estinti in Australia dagli anni ’30.
Questo “strano animale” somigliava ad un grosso cane selvatico o una iena marrone con posteriore caratterizzato da una striatura ed una lunga coda. Il cranio all’apparenza molto somigliante al cane, in realtà, presentava numerose differenze: un’area frontale più ampia ed una diversa dentizione, nonchè la possibilità di un’apertura delle fauci di 120°.
Anche le impronte delle zampe sono difficilmente confondibili, in quanto, mentre le zampe posteriori presentavano 4 dita, quelle anteriori erano dotate di ben 5, tutte provviste di artigli non retrattili.
La domanda che viene da porsi è come sia possibile che questo grande marsupiale carnivoro (il più grande esistente nel XX secolo) abbia potuto estinguersi in quanto “superpredatore”, appellativo che viene riservato agli esseri viventi che si trovano all’apice della catena alimentare. La risposta, ahimè, come sempre è l’uomo. Infatti con l’arrivo dei coloni europei vennero non solo effettuati numerosi cambiamenti dell’ecofauna (come l’arrivo del dingo e dei cani e la conseguente epidemia di cimurro), ma questo delicato essere venne privato di spazi e prede per poi essere sterminato in quanto considerato una pericolosa minaccia per gli allevamenti ed il bestiame.
Trattandosi di un animale notturno, riuscì comunque a sopravvivere ancora in Tasmania e nel 1901 gli zoologi iniziarono a preoccuparsi per la scarsissima popolazione presente.
L’ultimo, famosissimo, tilacino vissuto in cattività (ed ufficialmente “visibile”) fu “Ben” (Benjamin), un maschio ospitato nello zoo di Hobart nel 1933 che morì nel 1936 a causa delle forti escursioni termiche notturne.
L’estinzione della tigre della Tasmania è stata dichiarata (in Tasmania) nel 1986, passati i 50 anni imposti dallo IUCN, appunto, dall’ultimo avvistamento; ma solo nel 2013 è stato rimosso dall’appendice della CITES.
Finora l’unica speranza per rivederlo in vita, per gli animalisti di tutto il mondo, è stata considerata la clonazione grazie a numerosi resti ed in particolare ad un embrione conservato in perfette condizioni, ma grazie agli 8 avvistamenti (elementi singoli, madri con cuccioli o impronte) avvenuti negli ultimi 3 anni potrebbe ancora esserci qualche esemplare sopravvissuto che, ovviamente, si tiene ben lontano dalla “folla”.
Anche questa volta lo spunto di riflessione è il medesimo: ogni volta l’essere umano approda in territori dove dovrebbe ritenersi ospite della natura, invece la defrauda, rovina, violenta, per poi porsi il problema dopo, sempre e solo a disastro avvenuto, arrogandosi poi il diritto e “potere” della creazione attraverso la genetica; quando impareremo ad entrare in punta di piedi e con estremo rispetto in una “casa” che non ci appartiene e della quale non siamo “padri-padroni”, quando muteremo questa egoista ed ottusa visione antropocentrica ed impareremo a vivere in armonia con l’universo tutto?!