C’era un tempo in cui il Quartiere Sanità doveva fare fronte a un particolare e pericoloso fenomeno, che da tutti fu subito chiamato “La lava dei Vergini”, che altro non era che un fiume di acqua piovana, pietre e fango, che formandosi durante le piogge forti, scendevano prepotenti dai Colli Aminei e Materdei. La formazione naturale, un vero e proprio torrente in piena, attraversava il Rione per sfociare verso la zona Mercato e raggiungere il mare. Gli abitanti della zona ormai erano abituati al fenomeno e durante le forti piogge, sapevano benissimo cosa sarebbe successo, evitando di scendere per strada.
La svolta nacque nel 1953, durante la Festa del Monacone, quando fu invitato Achille Lauro, l’allora Sindaco di Napoli, ad assistere alla serata canora finale, in Piazza della Sanità. Il Sindaco rimase affascinato dall’intera manifestazione, ma ancor di più fu colpito dal popolo che festeggiante e allegro abitava nel quartiere. Fu così che Lauro, avvicinandosi a Luigi Campolongo, organizzatore della festa, chiese se avesse potuto fare qualcosa per quel magnifico quartiere. Campolongo, forse per gioco, chiese al Sindaco di risolvere, defiitivamente, la Lava dei Vergini, che ormai era diventata parte integrante e pericolosa del paesaggio.
Per capire meglio il dramma che doveva vivere il Quartiere ci affidiamo alle parole di Eleonora Puntillo, giornalista,scrittrice e studiosa del sottosuolo napoletano, che descrive così il fenomeno in un suo libro “La Lava dei Vergini era qualcosa di tremendo e di spettacolare, una sciagura ormai secolare da cui gli abitanti si difendevano con la fuga, riparando ai piani alti delle case, passandosi a gran voce l’allarme quando la pioggia si faceva intensa e faceva prevedere l’arrivo della piena”.
Achille Lauro, quindi, per tenere fede alla parola data, o forse semplicemente accettando una sfida che poteva sembrava impossibile, diede incarico a Guido Martone, Capo dell’Ufficio delle fognature, di capire il fenomeno e trovare una rapida e definitiva soluzione. Martone per vivere a pieno lo strano fenomeno volle esserne testimone e fu così che chiese alla famiglia Campolongo di poter essere loro ospite ai Vergini, per vedere se l’episodio si sarebbe verificato di nuovo. La pioggia incessante non deluse l’attesa di Martone che nei suoi appunti descrisse così quello spettacolo naturale “La strada trasformata in fiumana era una vista terribile. Per osservare il fenomeno, non appena iniziò un’intensa pioggia di settembre, chiesi ospitalità ad una famiglia, che abitava al primo piano nei pressi di piazza vergini e attesi … l’acquazzone imperversava sempre più intenso… sentivo urlare “‘a lava ‘a lava”, mentre venivano calate le saracinesche e chiusi in fretta i battenti dei negozi, portoni e bassi. Tutto era davvero impressionante con i chiusini che saltavano, la pavimentazione che si gonfiava ed esplodeva, il torrente carico di detriti correva trascinando tutto quello che incontrava da via Fontanelle e da via sanità, dalla zona di San Gennaro dei poveri, dalle pendici di Capodimonte da quella dei materdei … spazzava via Vergini e si buttava su via Foria raggiungendo Piazza Carlo terzo e Piazza Garibaldi”
Ma cosa stava realmente succedendo? Guido Martone iniziò a studiare passo passo l’intera rete fognaria della zona, dai Vergini fino a Piazza Carlo Terzo, finchè si accorse che eisteva una biforcazione che portava le acque a Via Toledo, ed ispezionando a fondo si trovò davanti una galleria sotterranea, che avrebbe dovuto portare la “lava” direttamente a mare, ostruita, creando un vero e proprio tappo che durante le piogge forti risaliva in superficie creando il fenomeno. In tre mesi Martone fece liberare la galleria e ne approfittò per costruire un collettore per raccogliore i detriti e le acque provenienti dai Colli Aminei e Materdei. Il Quartiere fu liberato dalla famosa lava e da quel giorno il problema non si verificò più con somma gratitudine degli abitanti della zona, che ancora oggi, a distanza di anni, ringraziano Guido Martone e Achille Lauro, per averli “liberati”.