Pellicola che ricalca un po’ lo schema Duel di ‘The Prestige’ (l’universo della prestigiazione raccontato dalle schermaglie continue fra Hugh Jackman e Christian Bale), pur meno poderoso nelle sequenze e più moralistico, almeno nelle intenzioni, ‘Edison – L’uomo che illuminò il mondo‘ è infatti un film di personaggi e attori, un duello biografico/prestazionale, forse più adatto a una serie televisiva, nell’ambito della quale avrebbero trovato il terreno più adatto per un ulteriore scrimmage del tema trattato e un più appropriato approfondimento di genere.
- Thomas Edison (il Benedict Cumberbatch di Doctor Strange), rivoluzionario inventore della lampadina, è sul punto di illuminare Manhattan, rivoluzionando per sempre le abitudini di vita degli americani. L’imprenditore George Westinghouse (il Michael Shannon di Superman), a sua volta studioso e inventore, è pronto ad incontrarlo e a sottoporgli la sua offerta, consistente nell’invitarlo a entrare in società con lui.
Edison è tuttavia un tipo schivo, scorbutico nei confronti di ogni prospettiva di legame, e non ha tempo per nessuno, né per i suoi figli né per Westinghouse né per quell’immigrato serbo, di nome Nikola Tesla (Nicholas Hoult), che continua a blaterare che la corrente alternata sarebbe una scelta di gran lunga più efficace ed economica. L’incontro tra il giovane Tesla e l’appassionato Westinghouse riscriverà i piani di Edison e la storia della distribuzione dell’elettricità nel mondo.
La genesi di questo film ha incontrato numerosi intoppi. Sessanta stesure di sceneggiatura e un fermo di troppi mesi a film terminato non deponevano a favore dell’opera di Alfonso Gomez-Rejon.
Eppure, ora che il sipario si è finalmente alzato sul film, si appalesa la circostanza che niente di così angoscioso stava per sbarcare sul grande schermo, se non qualche difetto di stima; primo su tutti, quello di essere stati testardi nel tirarne fuori un film e non una serie tv, che sarebbe stata più efficace.
Nato in ambito scolastico e divenuto un musical piuttosto fortunato, lo script di quasi duecento pagine di Mitnick non meritava, infatti, che ci affannasse per ridimensionarlo: di converso, in un periodo storico come quello che viviamo, sarebbe stato più coerente che il tutto si trasformasse in una serie televisiva, per cui i brani della supposta sceneggiatura presentava tutte le carte in regola. In sintesi, se da una sponda abbiamo Benedict Cumberbatch nei panni di Edison, personaggio eclettico, vanesio e ingegnoso, pronto a fare carte false per incidere il suo nome sulla stele della Storia (anche e soprattutto a contraddirsi e a contravvenire ai propri principi), dall’altro lato Michael Shannon, George Westinghouse, più silenzioso e posato, portatore di un approccio morale alla scienza e alla competizione, anche in virtù di un passato che lo ha drammaticamente già messo alla prova.
Nonostante la distribuzione italiana, nello scegliere il titolo, ne abbia generato uno che fornisce maggior risalto alla figura di Edison (in ragione della maggior notorietà del suo interprete), non c’è dubbio che il film offra un più profondo spaccato biografico di Westinghouse, atto peraltro a rimarcarne anche la maggior umanità; altresì, Shannon risulta qui capace di sfornare, avvolto da un paio di inediti baffi, una performance più incisiva e romantica. Tra i due si innesta anche Nicholas Hoult, tuttavia sottotono; anche perché, di Tesla, si trova a rivestire una figura che traspare come assai schematica e scontata, rasentandone una inconsapevole caricatura.
I tentativi di inserire il cinema con la maiuscola in questo contesto già saturo sono forzosi e poco equilibrati, e scontano anche errori vistosi.
Nella parte finale si mostra un Edison appagato, che esprime somma soddisfazione mentre è seduto in sala al cospetto di un grande schermo; tuttavia, quella che lui aveva concepito era in realtà una visione differente, individualista, più coerente al suo più egocentrico e visionario concept.
Il risultato è che, come il suo protagonista, il film pare vincolato, alla fine della fiera, a una revisione al ribasso delle proprie manie di grandezza, per forza di cose dovendosi accontentare di essere un apprezzabile ‘period drama’, vertendo su una parentesi tra le più strabilianti e imperiture della storia contemporanea.
Resta un film interessante. Ma di certo non “elettrizzante”…