È ormai uscito da alcuni giorni Elden Ring, l’ultima fatica della casa di sviluppo giapponese FromSoftware. Titolo attesissimo, anche grazie alla collaborazione tra lo storico game director Hidetaka Miyazaki e George R. R. Martin, l’autore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, le prime impressioni dopo il lancio del titolo sono positive in maniera pressoché concorde. Un evento più unico che raro nel mondo del videogaming, dove la soggettività ha un peso molto netto nell’accoglienza da parte del pubblico, ma non esattamente una novità per un titolo FromSoftware: gli sviluppatori giapponesi, infatti, sono principalmente noti per aver dato i natali a un genere videoludico, quello dei cosiddetti soulslike, il cui successo è innegabile. Un successo i cui ingredienti possono essere riassunti in alcuni punti salienti, presenti in quasi tutti i titoli FromSoftware e ripresi da molti videogame che ad essi si ispirano.
La prima e più evidente fra tali caratteristiche è, indubbiamente, quello di comprendere titoli distinti da un livello di difficoltà tendenzialmente elevato. All’apparenza potrebbe trattarsi di un aspetto molto soggettivo, senza poi considerare come qualsiasi videogioco abbia più livelli possibili di difficoltà, compresi quelli più elevati; ma, nel caso dei soulslike, la difficoltà è insita nelle stesse meccaniche di gioco. Si tratti infatti di titoli che richiedono un approccio particolarmente orientato all’osservazione e allo studio dei comportamenti dei vari nemici, in maniera da poter escogitare per ognuno di essi il modo migliore per affrontarli. Qualsiasi nemico infatti, anche quelli più basilari, è in grado di essere letale per il giocatore, che dovrà quindi approcciarsi ad ogni nuovo opponente in modo particolarmente cauto, pena l’essere sconfitti e il dover riprendere l’avventura dal più vicino punto di respawn.
Proprio questo ciclo di gameplay, nel quale la sconfitta del protagonista costituisce parte centrale dell’esperienza di gioco, rappresenta un’altra delle caratteristiche del genere. Lo stesso Miyazaki ha fatto presente come da sempre al centro dei suoi lavori vi sia l’includere la sconfitta del giocatore e dare alla stessa un valore significativo, affinché rappresenti non un momento finale ma il ripartire dopo aver imparato qualcosa di nuovo sul nemico in questione. Tale approccio è sottolineato anche dal fatto che la morte del protagonista non è seguita dal caricamento di un precedente salvataggio, ma da una vera e propria rinascita dove si dovranno recuperare risorse perse sul luogo della precedente sconfitta, in un ciclo di trial and error che è al centro dell’esperienza di gioco.
Altro punto comune dei vari titoli del genere soulslike è l’ambientazione, che pesca a piene mani dal fantasy: il caso di Elden Ring è emblematico, considerata proprio la collaborazione con Martin nella stesura di storia e mondo di gioco, ma gli esempi sarebbero tantissimi. Il fantasy del resto è un setting che ha fatto le fortune dei più diversi titoli videoludici, dai tanti ospitati su casino digitali in Italia, che spesso ne fanno uno dei punti forti dell’offerta, fino a quelli ripresi da capisaldi della letteratura come Il Signore degli Anelli o, più di recente, The Witcher nelle sue varie interpretazioni. I soulslike non sono da meno, attingendo specialmente al dark fantasy e all’immaginario fantastico giapponese, come dimostrato soprattutto da Sekiro. Merita una menzione anche Jedi Fallen Order, titolo del 2019 molto legato ad alcune meccaniche dei soulslike: pur mancando di componenti come l’estrema difficoltà o la scelta del personaggio, infatti, vengono ripresi senza modifiche di rilievo aspetti come il combat system o il già detto approccio trial and error, dimostrando che anche dalla fantascienza più popolare come Star Wars può emergere un prodotto ascrivibile al genere.
Infine, altro aspetto centrale dei soulslike è rappresentato dalle sfide con i boss. Quella dei boss è una meccanica oggi un po’ minoritaria, molto meno utilizzata rispetto al mondo dei videogame degli anni ’90 e 2000: i soulslike, al contrario, ne fanno uno dei punti di forza. Il gameplay si articola spesso sull’esplorazione di località infestate da nemici minori, esplorazione che porta sempre allo scontro contro un boss, in genere di dimensioni maggiori rispetto al giocatore proprio per sottolineare ulteriormente il livello di sfida. In questi confronti emergono ancora maggiormente le meccaniche di studio e tentativi, dato che per affrontare con successo un boss sarà necessario fare diverse prove prima di comprendere i suoi attacchi e le debolezze da sfruttare.
Insomma, il successo di Elden Ring è sicuramente una bella notizia per l’intero mondo del videogioco; ma, considerando il suo background, non si può certamente dire che sia una sorpresa.