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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Ambiente

Energia, il blackout spinge i prezzi anche in Spagna: fine del ‘mito’ elettricità green a costo zero

Redazione
Redazione 4 settimane fa
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(Adnkronos) – C'era una volta il mito della Spagna tutta elettricità green e a costo zero. Il recente blackout, che ha messo in crisi il sistema, ha spinto al rialzo i prezzi dell’energia anche nella penisola iberica. Sempre più spesso viene descritta come esempio da seguire anche dal punto di vista energetico, grazie alla forte presenza di fonti rinnovabili, che avrebbe il potere magico di far calare le bollette. Anche il presidente degli industriali, Emanuele Orsini ha fatto numerosi riferimenti alla penisola iberica come l’area in cui il problema dei prezzi dell’energia sarebbe stato superato. Alla Stampa ha detto 26 euro al megawattora, e due giorni dopo al Foglio ha parlato di 28 o 30 euro. Quello che sembrerebbe sicuro è che in Italia si paga molto di più, sempre e comunque sopra 100 euro. Le nostre industrie sarebbero quindi irrimediabilmente zavorrate dagli alti costi dell’elettricità, mentre le concorrenti spagnole potrebbero godere di un vantaggio competitivo enorme grazie all’energia a buon mercato. Il primo colpo di piccone alla facciata di un paese felice – tutto sole, flamenco, paella ed energia green abbondante e a costi bassi – l’ha dato piuttosto drammaticamente, il blackout del 28 aprile che ha spento la luce nel Paese per 18 ore. Una defaillance da record (un evento, con tutto il rispetto, non proprio da tigre ruggente dell’economia europea). La causa del mega guasto non è ancora certa, ma è più che plausibile che all’origine si sia stato uno sbilanciamento eccessivo in alcune ore nei confronti delle tanto acclamate fonti rinnovabili (segnatamene il solare) e dall’impossibilità delle fonti termoelettriche (leggi gas) di arrivare rapidamente in soccorso proprio perché messe fuori mercato dai prezzi prossimi allo zero dalle rinnovabili e quindi non pronte all’uso, sostanzialmente spente. A ciò si aggiunga una certa fragilità della rete che dovrebbe essere in grado di assorbire e bilanciare i momentanei squilibri, che purtroppo sono all’ordine del giorno quando si ha a che fare con fonti intermittenti. Vabbè, si dirà, resta che almeno in Spagna l’energia costa pochissimo. Non è poi tanto vero nemmeno questo. È emblematico che, dopo il blackout, i prezzi dell’elettricità in Spagna siano aumentati in modo significativo: negli ultimi giorni il costo dell’energia è arrivato anche a 71 euro (e le proiezioni parlano di ulteriori aumenti), registrando forti oscillazioni anche da un giorno all’altro, e la media settimanale è stata di 51 euro, a cui si aggiungono i crescenti costi di sicurezza. Un segno di come il sistema debba inevitabilmente fare i conti con compensazioni e correzioni strutturali. L’utilizzo di “record” giornalieri al ribasso è dunque una semplificazione strumentale e ingannevole. E lo stesso vale per il prezzo di 100 euro che si paga in Italia, visto che molte società energivore godono di incentivi che possono scontare fino a circa 80 euro. Bisogna considerare poi che In Italia molte componenti del prezzo finale hanno finalità sociali o ambientali che non possono essere eliminate senza conseguenze sul sistema nel suo complesso. Il sistema spagnolo invece prevede che per molti impianti rinnovabili, se il prezzo di mercato scende sotto una certa soglia, scatti un meccanismo di compensazione che permette ai produttori di recuperare la differenza attraverso gli oneri di sistema. Tradotto: il “floor” garantito assicura un prezzo minimo ai produttori, ma il costo ricade sui consumatori finali, anche quando il mercato sembra offrire tariffe particolarmente vantaggiose. Usare il “caso Spagna” per sostenere che l’Italia paghi troppo l’energia si rivela alla luce dei fatti un esercizio populista che ignora la complessità del sistema elettrico europeo. Non si tratta di negare che ci siano margini di miglioramento in Italia, ma di auspicare che il dibattito pubblico sia basato su dati completi, confronti corretti e analisi realistiche. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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