Più Final Fantasy di Final Fantasy?
Fantasian è un JRPG che omaggia i grandi classici del passato, ma riesce anche ad arricchire la formula con idee proprie. Un’esperienza che, pur con qualche inciampo, farà la gioia dei nostalgici di Final Fantasy e degli amanti dei giochi di ruolo giapponesi di stampo tradizionale.
Quando i Maestri tornano in scena
Nel mondo dei videogiochi, come nella letteratura o nel cinema, esistono personalità capaci di suscitare grandi aspettative solo col loro nome. Hironobu Sakaguchi, il creatore della saga di Final Fantasy, e Nobuo Uematsu, il suo compositore di riferimento, appartengono senza dubbio a questa élite di autori leggendari. Quando due figure di tale calibro uniscono le forze, il risultato non può che attirare l’attenzione dei fan, specialmente se, come nel caso di Fantasian, si tratta di un omaggio ai grandi JRPG di un tempo.
Inizialmente lanciato su Apple Arcade in due parti, Fantasian è ora pronto a sbarcare su console con l’edizione Neo Dimension, disponibile dal 5 dicembre 2024. Noi abbiamo avuto modo di testare a fondo la versione per Nintendo Switch, esplorando il mondo disegnato da Mistwalker per raccontarvi cosa ci ha convinto e cosa, invece, ci ha lasciati perplessi.
Una storia che sa di già visto
Fantasian mette il giocatore nei panni di Leo, un giovane che si risveglia senza memoria in una misteriosa fabbrica. Da subito, la narrazione si appoggia a cliché consolidati: il protagonista amnesico, il viaggio per scoprire sé stessi, i compagni di ventura con personalità complementari. Sebbene la trama riesca a regalare momenti emozionanti e alcuni personaggi memorabili, il tutto si sviluppa in maniera prevedibile, senza mai osare veramente.
Dallo stesso Sakaguchi, autore di capolavori come Final Fantasy VI e VII o di giochi come Xenogears, era lecito aspettarsi di più. Anche l’antagonista principale soffre di un’eccessiva dipendenza dagli stereotipi, privando la storia di quel guizzo creativo che ci si aspetta da un autore del suo calibro.
L’aggiunta del doppiaggio inglese e giapponese è certamente un miglioramento rispetto alla versione testuale originale, ma il numero di scene effettivamente doppiate è piuttosto ridotto. Tuttavia, le interpretazioni vocali sono solide e contribuiscono a rendere più intense le sequenze narrative più drammatiche.
Nonostante questi limiti, la storia di Fantasian rimane godibile, soprattutto per chi non ha familiarità con i lavori precedenti di Sakaguchi. Per i veterani, invece, potrebbe rappresentare una delusione: ci troviamo di fronte a un’opera che, pur ben realizzata, manca della profondità narrativa che ha reso immortali i suoi lavori passati.
Il geniale sistema Dimengeon
Il gameplay di Fantasian si muove tra tradizione e innovazione, con uno dei suoi aspetti più riusciti nel cosiddetto sistema Dimengeon. Questo meccanismo rivoluziona il modo in cui vengono gestiti gli incontri casuali, uno degli elementi distintivi dei JRPG vecchia scuola.
Nel corso del gioco, il giocatore ottiene un artefatto chiamato Dimengeon, capace di catturare fino a trenta nemici incontrati casualmente. Grazie a esso, è possibile continuare l’esplorazione senza essere interrotti da combattimenti frequenti, scegliendo quando e come affrontare tutti i nemici accumulati in una sola battaglia.
Questo sistema permette di gestire il ritmo del gioco in modo personalizzato, evitando di spezzare l’immersione durante l’esplorazione. I combattimenti stessi sono arricchiti da un’interessante attenzione alla spazialità: molte abilità agiscono su aree specifiche, linee rette o onde, con traiettorie modificabili dal giocatore. Questo aggiunge un elemento tattico che, pur non rivoluzionando il genere, rende gli scontri dinamici e stimolanti.
Un bilanciamento imperfetto
Se il sistema Dimengeon semplifica il grinding, Fantasian non riesce a risolvere del tutto i problemi di bilanciamento ereditati dalla sua prima pubblicazione. La prima parte del gioco risulta accessibile e poco impegnativa, anche per i neofiti. La seconda, al contrario, richiede un impegno maggiore, con combattimenti casuali e boss fight che spesso obbligano a lunghe sessioni di grinding.
Per i giocatori meno esperti, questo cambio di ritmo può risultare frustrante, anche se i veterani del genere probabilmente lo vedranno come una sfida nostalgica. Nonostante l’introduzione di un livello di difficoltà selezionabile, il contrasto tra le due metà del gioco rimane evidente.
Un mondo incantato
Uno degli aspetti più affascinanti di Fantasian è la sua estetica. Il gioco si distingue per l’uso di oltre 150 diorami realizzati a mano, che fungono da scenari per le avventure di Leo e compagni. Questo approccio unico dona al titolo un’atmosfera fiabesca, trasportando il giocatore in un mondo che sembra uscito da un sogno.
Anche su Nintendo Switch, con la sua risoluzione limitata, i diorami mantengono la loro bellezza. Tuttavia, i frequenti caricamenti, ereditati dalla versione mobile, possono risultare fastidiosi, soprattutto durante le esplorazioni più lunghe.
Un addio musicale memorabile
La colonna sonora di Fantasian, composta da Nobuo Uematsu, rappresenta un altro dei suoi punti di forza. Con oltre sessanta tracce originali, la musica riesce a evocare le atmosfere dei migliori Final Fantasy senza risultare derivativa.
Le melodie, che spaziano dai temi epici delle boss fight alle dolci note delle scene più emozionanti, accompagnano il giocatore in ogni momento dell’avventura, rendendo l’esperienza ancora più coinvolgente. Per gli appassionati, si tratta di un vero e proprio regalo d’addio, dato che Uematsu ha dichiarato che questa sarà probabilmente la sua ultima grande colonna sonora per un videogioco.
Pro:
- Il sistema Dimengeon è una trovata brillante.
- I diorami sono visivamente incantevoli.
- Colonna sonora memorabile.
- Un omaggio ai grandi classici del genere.
Contro:
- Storia troppo derivativa.
- Livello di sfida sbilanciato.
- Qualche problema di performance su Switch.
Fantasian Neo Dimension è un buon JRPG che, pur non reinventando la formula classica, riesce a offrire un’esperienza soddisfacente. Grazie al sistema Dimengeon e alla splendida direzione artistica, il titolo di Mistwalker si distingue come un omaggio sincero ai grandi giochi del passato. Tuttavia, i limiti narrativi e i problemi di bilanciamento lo tengono lontano dall’eccellenza.
Consigliato a chi cerca un’esperienza vecchia scuola, senza fronzoli, ma con tanto cuore.