Il talento del calabrone è un film del 2020 diretto da Giacomo Cimini. Sebbene sia ambientato a Milano, il progetto cinematografico è stato interamente girato a Roma utilizzando sfondi artificiali. L’uscita del film era stata fissata al 5 marzo 2020; è stata poi rinviata a causa della pandemia di Covid-19 ed il film è stato reso disponibile sulla piattaforma Prime Video a partire dal 18 novembre 2020. La trama racconta di un uomo a bordo di un’autobomba, Carlo, intrepretato da Sergio Castellitto. Quest’ultimo chiama in diretta Radio 105 e minaccia di suicidarsi mentre gira in auto per Milano. Nel corso della serata l’uomo viene identificato dalle autorità e associato ad un professore che pochi anni prima aveva perso la propria famiglia. Ad un certo punto l’attentatore prende il controllo della rete elettrica utilizzando un virus informatico e chiede alla radio di versargli un milione di euro, da destinare all’ascoltatore che saprà identificare l’oggetto contenuto in una fotografia da lui diffusa tramite un account social chiamato appunto “il calabrone”. Nel frattempo, il famoso Dj Steph, interpretato da Lorenzo Richelmy, e il tenente colonnello dei carabinieri Rosa Amedei, interpretata da Anna Foglietta, si contendono la gestione della trasmissione radio, unico canale di comunicazione con Carlo. Si scopre infine che proprio Dj Steph era stato responsabile del suicidio del figlio del professore, che ha quindi deciso di vendicarsi facendo saltare il palazzo che ospita la radio, dove è in realtà posizionata l’autobomba. L’uomo viene infine ucciso dai carabinieri, salvo poi scoprire che l’esplosivo a bordo è falso.
La storia di Carlo, che inizialmente risulta abbastanza incomprensibile sia al pubblico reale sia a quello fittizio della radio, diventa sempre più chiara man mano che il film va avanti con la narrazione. Il personaggio, magistralmente interpretato da Castellitto, all’inizio sembra un folle attentatore, ma successivamente si scopre la profondità del suo animo e l’immenso dolore che lo divora. Pian piano Carlo diventa sempre più umano agli occhi del pubblico, al quale racconta una tragica storia di bullismo, quella di suo figlio suicida. Dopo ore di tortura telefonica al Dj Steph, si scopre che quest’ultimo è il bullo che portò il figlio di Carlo al suicidio. Dal canto suo il dj, che inizialmente appare spavaldo ed arrogante, diventa pian piano sempre più stanco del ricatto telefonico al quale è sottoposto in maniera avvincente da quello che lui crede essere un pericoloso attentatore. Quando alla fine scopre il motivo di tutta quella messa in scena, il dj appare sconvolto e profondamente pentito. Il decorso emotivo che i due personaggi appena citati compiono durante il film, conduce lo stesso ad una pluralità di interpretazioni e categorizzazioni: inizialmente infatti sembra di trovarsi di fronte ad un genere thriller ma in un secondo momento il genere del film diventa decisamente drammatico.
L’argomento del bullismo viene mostrato da un punto di vista diverso da quello che siamo abituati a vedere, non dal lato della vittima ma da quello di suo padre e dell’aggressore. I due antipodi si parlano durante tutto il film, si scontrano, si sfidano e si confrontano, regalando una meravigliosa metafora al pubblico. I due protagonisti rappresentano il bene ed il male a confronto, e alla fine la morte di Carlo non è una sconfitta, perché appare nonostante tutto come una vittoria. Agli occhi del pubblico della trasmissione radiofonica, che segue con trepidazione la lunghissima telefonata in diretta tra i due, il mito del Dj Steph cade nella vergogna del bullismo più spietato lasciando spazio al bene, grazie alla diffusione di un messaggio importante. Carlo muore, proprio come suo figlio suicida e come sua moglie morta poco dopo per il troppo dolore, ma la sua grande dignità di padre vince ugualmente agli occhi dell’opinione pubblica. La citazione più bella? il calabrone vola perché non sa di non poter volare…