Dopo Animali da Bar e Cous Cous Klan, Carrozzeria Orfeo è tornata con un altro lavoro – in scena al teatro Bellini di Napoli – dal profondo senso politico ed esistenziale ma dalla comicità irresistibile: Miracoli Metropolitani.
La scena si apre su una città ormai alla deriva, profondamente segnata da una guerra civile imminente dall’esterno e il suo degrado dentro: le fogne pubbliche sono sature di spazzatura e di rifiuti tossici e allagano la città. L’umanità è inesistente, l’amore sostituito da forme di autoreclusione da web. In questo scenario di vicina apocalissi la popolazione vive chiusa in casa. Plinio, Clara (sua ex moglie) e Igor (figlio di Chiara), e poi Patty (madre di Plinio), sono i protagonisti della scena: i primi due cucinano in un vecchio magazzino di carrozzeria e consegnano cibi cinesi precotti. Plinio è uno chef stellato ma ormai il suo scenario di vita è cambiato, invece, Clara viene da un lavoro come lavapiatti. Igor, trascorre le sue ore al pc isolandosi dal mondo e giocando a fare la guerra. Patty è affascinata dalla politica e combatte le destre. A completare il quadro ci sono Hope, una misteriosa, aggressiva e buffa lavapiatti etiope; Mosquito, un carcerato aspirante attore costretto ai lavori socialmente utili, e Cesare, aspirante suicida.
Il quadro complessivo risulta tragicomico e il ritmo è incalzante e tocca tematiche drammaticamente vere ed attuali con toni a volte ironici a volte sarcastici, a volte seri. Ognuno dei personaggi rappresenta, a suo modo, un cliché della vita moderna. Tutti i personaggi sono troppo presi da se stessi: chi legato – come Plinio – ad un passato che non c’è più; chi – come Clara – interessato solo a cosa mostrare sui social e al proprio riscatto sociale ed economico; chi – come Hope – pensa a come sopravvivere nell’ombra di una società che fa finta di non vederla e che non la vuole; chi – come Cesare – non riesce a superare un episodio che ha segnato la sua vita ma cerca – finché può – di far finta di nulla; chi – come Mosquitos – aspira a una carriera da attore e riesce con “una conoscenza” ad essere favorito in una situazione che all’inizio lo vede in difficoltà.
“Ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi..” citando una celebre canzone. In realtà la situazione si evolve proprio nel momento in cui attraverso la condivisione si mettono sul tavolo le proprie paure ed i propri problemi, ci si confronta e la situazione si evolve.
Miracoli Metropolitani è uno spaccato preciso e potente della realtà contemporanea che, sul finale, lascia una lezione importante, durante un monologo di Cesare. Eccezionali tutti gli attori sul palco: potenti, presenti fisicamente ed emotivamente, permettono una reale empatia e condivisione di quel che viene messo in scena. I tempi e i ritmi dello spettacolo ti fanno vivere nel mondo dei personaggi per 2 ore, invitando alla riflessione perché le storie di Igor, Cesare, Plinio, Patty, Hope e Mosquito sono anche le nostre. C’è un po’ di tutti noi, dopo questi due anni, in questo spettacolo. Nelle frustrazioni, nelle paure, nelle ansie e anche nell’ironia di questi personaggi ci si può ritrovare e, perché no, il loro modo di reagire invita a riflettere.
“Ho scritto il testo a ottobre, prima del Covid-19, già immaginando una società chiusa ormai in casa, perché il pianeta le si è rivoltato contro – racconta Gabriele Di Luca – Se in Cous Cous Klan a mancare era l’acqua, stavolta le fogne stanno esplodendo, i trasporti sono fermi, la disoccupazione tocca il 62%, la Messa si celebra soltanto in streaming. Il richiamo al nostro mondo e ai suoi escrementi, reali e figurati, mi sembra chiaro, come la metafora della solitudine sociale e interpersonale, ormai allarmante“. Trovarsi, e ritrovarsi, in poche parole, è il vero miracolo metropolitano.
Miracoli Metropolitani è in scena al Teatro Bellini fino al 13 marzo. Per maggiori info basta cliccare qui.