La Galleria della Vittoria( lunga 609 metri, larga 36 e alta 22) è considerata tutt’oggi l’opera urbana più imponente d’Europa dei tempi del fascismo: fu aperta al traffico, nel 1929, è un importante snodo che collega via Acton, all’altezza del Molo Siglio, con l’incrocio tra via Chiatamone, via Morelli e via Arcoleo. Per realizzarla, il Comune di Napoli istituì un bando di gara pubblico vinto, inizialmente, dall’ingegner Monticelli, che la immaginò come un tunnel con partenza in Via Serapide, con le relative difficoltà che avrebbero avuto i cittadini per raggiungerlo.
Fu perciò un altro ingegnere, Michele Guadagno, a curare le modifiche al progetto e i relativi lavori. Per la sua realizzazione furono abbattuti l’Arsenale Borbonico, le rampe di collegamento a piazza del Plebiscito costruite da Picchiati nel Seicento e il cosiddetto Bastione Spagnolo ” a ridosso della Torre Beverello del Maschio Angioino. Solo nel 1933 e non senza difficoltà, finalmente terminarono i lavori. Una volta entrata in funzione la galleria, il traffico cittadino ne trasse immediato beneficio: fino al 1909 l’area era ancora molto congestionata.
Il nome della Galleria è dovuto con grande probabilità a un omaggio dopo quello della Chiesa di Santa Maria della Vittoria, risalente alla seconda metà del Cinquecento, e quello della celebre piazza su cui si affaccia alla battaglia di Lepanto del 1571, quando l’Impero Ottomano venne definitivamente sconfitto dalla Lega Santa, la coalizione militare promossa da papa Pio V dopo il saccheggio di Nicosia (isola di Cipro) avvenuto proprio per mani ottomane.