Il 6 agosto è scattato l’obbligo del Green Pass per servirsi in ristoranti e bar al chiuso, per accedere a cinema, teatri, musei, palestre e piscine.
Nel frattempo, in queste ore, il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto sul Green Pass composto di 10 articoli dedicati alla lotta al covid e alla ripresa della vita normale post vacanze a settembre.
In particolare, il decreto concentra l’attenzione sul settore della scuola e dei trasporti.
Per i docenti si prevede l’obbligo del certificato verde da settembre esteso, peraltro, altresì, agli studenti universitari e a chi usa trasporti a lunga percorrenza.
Tutto il personale della scuola e dell’università, “al fine di garantire la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione in presenza del servizio essenziale d’istruzione“, dovrà essere in possesso del Green pass.
“Il mancato rispetto delle disposizioni è considerata assenza ingiustificata e, a decorrere dal quinto giorno di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato“.
Emerge la volontà di dettare regole molto aperte per il riavvio dell’anno scolastico in vista del quale la presenza diventa una condizione non eludibile se non in casi di estrema necessità ed emergenza sanitaria, localmente individuati e adeguatamente trattati; e così nello stralcio del decreto si legge “Nell’anno scolastico 2021-2022, al fine di assicurare il valore della scuola come comunità e di tutelare la sfera sociale e psico-affettiva della popolazione scolastica, sull’intero territorio nazionale, i servizi educativi per l’infanzia e l’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado sono svolti in presenza. Le attività didattiche e curriculari delle Università sono svolte prioritariamente in presenza“: queste le prospettive per il nuovo anno.
Nell’articolo 1 del decreto si evidenzia con enfasi e solennità, il ritorno in presenza “per assicurare il ritorno a scuola come comunità”, segno evidente di una decisa inversione di tendenza volta ad azzerare il malcontento da dad e le proteste in piazza da parte di studenti e genitori insoddisfatti dell’andamento scolastico degli ultimi due anni.
Successivamente, si dettano le regole per garantire la sicurezza così come ha deciso il Cts, compreso l’obbligo di usare le mascherine, tranne da parte dei più piccoli e per lo svolgimento di attività sportive.
E’ ancora raccomandato il rispetto della distanza di un metro laddove sia possibile.
Resta, difatti, l’obbligo di mascherine, fatta eccezione per i bambini con età minore ai sei anni, per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso dei predetti dispositivi e per lo svolgimento delle attività sportive e il distanziamento.
“Investiamo quasi 2 miliardi per la riapertura“: così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in conferenza stampa, elogiando il mondo della scuola che è stato tra i più sensibili e convinti sostenitori della campagna vaccinale, contandosi nel personale della scuola una minoranza di no vax.
Al fine di ridurre al minimo gli interventi restrittivi da parte dei Governatori più limitanti di quelli decisi a livello centrale del Governo, fino al 31 dicembre 2021 ovvero al cessare dello stato di emergenza, i Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e i Sindaci, “possono derogare, per specifiche aree del territorio o per singoli istituti, alle disposizioni di cui al comma 1 esclusivamente in zona rossa o arancione e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus o di sue varianti nella popolazione”.
Regioni e Comuni potranno, dunque, chiudere istituti e fare lezioni in Dad solo come “deroga” per “specifiche aree del territorio o singoli istituti”, “esclusivamente in zona rossa o arancione” o per casi “eccezionali” di focolai o rischio “particolarmente elevato” per la diffusione di varianti.
Lezioni in presenza è la regola; la dad diviene l’ eccezione da evitare e utilizzare come extrema ratio.
Una spinta alle vaccinazioni viene ribadita soprattutto per gli adolescenti e, se inizialmente si ipotizzavano tamponi gratis, l’accordo con il settore farmaceutico ha previsto una riduzione del costo dei tamponi fissato in euro 8 per infradiciottenni e 15 euro per gli Over 18 al fine di non disincentivare la campagna vaccinale che resta obiettivo principale soprattutto per questa fascia di età più disinvolta nei contatti e nelle relazioni sociali e più disattenta al rispetto delle regole e dell’uso di dispositivi di protezione e distanziamento.
“Abbiamo approvato un nuovo decreto legge che punta sullo strumento del green pass per gestire questa fase epidemica. In questa fase la scelta del governo è investire sul pass per evitare chiusure e tutelare liberta“, ha dichiarato il ministro della Salute, Roberto Speranza, in conferenza stampa dove si sottolinea che “Ci impegniamo perche la scuola possa aprire in sicurezza in presenza da settembre e disponiamo il pass obbligatorio per tutto il personale scolastico, lo stesso per l’Università”.
In conclusione, il ministro ribadisce che “Il provvedimento è stato approvato all’unanimità in Cdm: per me non è assolutamente la vittoria di una parte ma del paese” cercando di stemperare gli animi frizzanti aizzati dalle polemiche politiche di questi giorni, da parte di politici che fanno parte della coalizione di Governo.
Sempre a decorrere dal primo settembre prossimo, si introducono nuove norme per l’accesso e l’utilizzo ai mezzi di trasporto.
In questo caso il criterio che guida le decisioni e detta le regole è la distinzione tra trasporti di medio-lunga percorrenza per i quali è richiesto il Green Pass e trasporto pubblico a breve percorrenza, con un aumento della capienza dal 50% all’80% ad eccezione degli aerei per i quali non si prevede alcuna differenziazione.
Nel frattempo, l’Italia è una scheggia impazzita in preda alla variante indiana; molte Regioni hanno valori da zona quantomeno arancione se non addirittura rossa ma il motore delle vacanze all’italiana è partito così accelerato che non riesce a fermarsi.
E così abbiamo spiagge gremite fino all’inverosimile; adulti e adolescenti che rifiutano categoricamente che esista ancora il virus in giro e tanti tanti italiani in quarantena anche nelle località estive.
Si voleva fare meglio dello scorso anno…in verità stiamo messi decisamente peggio.
Si avverte uno scollamento fortissimo tra le decisioni di Governo allarmate dall’andamento dei contagi, da comportamenti irresponsabili e dalla paura del prossimo autunno e le azioni/reazioni degli italiani che sembrano palline impazzite in preda a tintarella e assembramenti da apericena e balli sulla sabbia al tramonto.
Da un lato, la contentezza delle decisioni del Ministro della Salute, Speranza e di Draghi entusiasta degli effetti delle politiche anche economiche assunte finora e dall’altro l’ennesima protesta di piazza di no vax e no Green Pass contro una dittatura sanitaria che a loro parere non è costituzionalmente ammissibile.
Si avverte la sensazione che non solo il nostro Paese ma molti paesi del mondo stentano ad accettare la triste e temibile convivenza col virus e con le sue varianti e non vogliono più vivere di chiusure e restrizioni…peraltro emerge un paradosso del paradosso nel caso italiano.
Chi dovrebbe controllare? I controllori o sono in ferie o latitano rispetto ai controlli.
Per di più in questo marasma i ristoratori e gli operatori del settore turistico e ricettivo si devono esporre coi propri clienti per verificare il Green Pass e per accogliere solo coloro che rispettano le nuove regole dettate dal decreto legge.
Diviene complicato in questo meccanismo rinvenire controllori e controllati nonché vero nodo da sciogliere, verificare la esattezza dei controlli in mancanza di esplicite competenze, a fronte dei Green Pass farlocchi che già stanno circolando, cercando di evitare in un paese di furbastri, colpevoli carenze e omissioni, se non dolose fattispecie di reato con un rischio concreto per la salute pubblica e di chi le regole le rispetta.