In questi ultimi giorni, in città, si registrano consistenti disagi per la viabilità automobilistica. Come ormai tutti sappiamo, sono stati predisposti dei lavori sul viadotto di Capodichino della Tangenziale di Napoli e, all’altezza di corso Malta, la carreggiata è stata ridotta da tre a due corsie, il che, inevitabilmente, finisce per creare dei veri e propri ingorghi, specie nelle ore di punta. Ieri, durante la Commissione comunale Infrastrutture e Trasporti, presieduta da Nino Simeone, in presenza degli assessori Calabrese e Clemente, è intervenuto l’amministratore delegato di Tangenziale di Napoli spa, Riccardo Rigacci, il quale, chiamato per fornire una documentazione atta a spiegare lo stato di sicurezza del viadotto e le ragioni che hanno portato alla chiusura parziale, ha affermato che il ponte è sicuro e che i lavori saranno ultimati entro Natale. In realtà, inizialmente, si era parlato di una sola settimana e, invece, il prolungamento di due mesi (invero, se non consideriamo solo i giorni feriali, questi diveranno sicuramente tre) è la prova della complessità dell’intervento richiesto. Su Il Mattino, viene addirittura ipotizzato un periodo che andrà fino a marzo del 2020, in quanto tanti sono stati i sopralluoghi e le verifiche, ma gli operai, effettivamente, non hanno ancora cominciato. Per quanto riguarda il tema della sicurezza, tutti i tecnici hanno reso noto che nulla v’è da temere, tuttavia, pure alla luce della tragedia verificatasi a Genova con il crollo del ponte Morandi, la preoccupazione è tanta, soprattutto da parte di coloro che abitano nei pressi del viadotto. In molti si chiedono perché si sia arrivati a questo punto e se la manutenzione sia sempre stata effettuata con criterio. Secondo quanto riportato anche da Il Fatto Quotidiano, le ispezioni del Ministero evidenziano che la manutenzione, a dire il vero, su quel tratto di strada, non sia stata operata. Dal 2014, i piani di mantenimento presentati dalla concessionaria non hanno mai ricevuto l’approvazione dell’ufficio di ispezione presieduto da Migliorino perché considerati inadeguati. “Secondo il primo rapporto del capo dell’ufficio ispettivo del Mit, l’ingegnere Placido Migliorino, non è stata fatta manutenzione sul viadotto. E sulle rampe di Corso Malta la concessionaria non avrebbe dato prove di essere mai andata a ispezionare”. Questo è quanto si legge sul suddetto quotidiano.
Nel frattempo, dati i problemi per la circolazione, il sindaco de Magistris e il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, hanno chiesto alla società di rendere gratuito l’accesso agli automobilisti, i quali, appunto, fino al 5 novembre, non pagheranno il pedaggio. Così, per la prima volta in 47 anni, la tangenziale del capoluogo campano non avrà un costo, seppure per poco più di una settimana e solo per un motivo di “urgenza”. Occorre ricordare, in tal senso, che il raccordo napoletano è l’unico, in tutta Italia, per il quale è stato previsto un balzello, per di più, alquanto iniquo (soprattutto rapportato alla media al chilometro della rete Autostrade) che grava nelle tasche dei cittadini e che garantisce un introito annuale pari a circa 70 milioni di euro per la spa presieduta da Paolo Cirino Pomicino e controllata da Atlantia, la holding dei Benetton di Treviso. In origine, sarebbe dovuta essere una misura temporeanea ma, poi, quasi come una beffa (una delle tante) il pagamento è rimasto permanente. A dire il vero, è su questo aspetto della sospensione del pedaggio che si sono creati i maggiori attriti. Pomicino si è, infatti, opposto sostenendo che il tributo, da lui definito una polizza sulla qualità della gestione, non possa mai essere bloccato per via del fatto che Tangenziale è una società quotata e aggiungendo, inoltre, che siccome il governo detiene il 30% del ricavato (soldi che, a quanto pare, entrano nelle casse dello Stato centrale e non in quelle comunali), dovrebbe essere quest’ultimo, vista la situazione di emergenza, ad accollarsi i costi. Quasi come in una sorta di muso a muso contro l’esecutivo, la società, inizialmente, aveva persino chiesto la cassa integrazione per 184 dipendenti per ben 13 settimane; non a caso un tempo utile proprio a coprire i mancati introiti, circa 2 milioni, derivanti dalla chiusura dei caselli per 10 giorni. Fortunatamente, nel corso di un incontro con i sindacati sì è riusciti a ridimensionare i tre mesi ai soli dieci giorni di sospensione previsiti. Dunque, la cassa integrazione verrà interrotta a mezzanotte del 5 novembre in contemporanea con la cancellazione del pedaggio gratuito.
Insomma, il caos che si è generato per le strade sembra riflettere proprio quello che c’è a monte in tutta la gestione di tale questione che appare assai spinosa. Probabilmente, se ci fossero state altre condizioni politiche ed economiche, il Comune avrebbe dovuto rilevare l’infrastruttura e renderla anche qui, come nelle altre città, gratuita per tutti, a patto, ovviamente, di mantenerla in maniera efficiente.