“Tensioni e armonie 1958-1985″ è il titolo della mostra personale del pittore Guido Sacerdoti, nipote di Carlo Levi, allestita nelle sale del PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, fino al 4 marzo 2018. Una esposizione divisa in diverse sezioni, dai ritratti ai paesaggi, dalle nature morte, agli aspetti culturali e politici del Sessantotto. La prima sala ospita i suoi cinque autoritratti, dagli anni giovanili, fino all’età adulta, nel primo dipinto assume una posa di tre quarti alla James Dean; nel secondo, si condensa la figura di un diciassettenne nella casa estiva con la madre al pianoforte nell’altra stanza; nel terzo dipinto è un giovane ricco di esperienze politiche e sentimentali, ripreso sul terrazzo della casa; nel quarto autoritratto è un trentenne con occhi inquieti di tensione e libertà; nell’ultimo selfie, del 1982, l’artista dà spazio alla composizione, la casa di Alassio e i suppellettili sono parte integrante del dipinto.
Nei ritratti, dalle figure dei familiari a quelli degli amici ospitati nelle case di Napoli ed Alassio, Sacerdoti condensa uno scambio profondo tra pittore e modello. E’ un artista che legge nell’anima, che riesce a far emergere il lato espressivo dei soggetti, con sicurezza del tratto e disinvoltura cromatica, di impronta cezanniana, con incursioni nella pittura di Van Gogh, realizzando dipinti che ritraggono il padre, la madre, il fratello e la sorella. E’ una applicazione del colore senza un disegno preliminare, è spontanea, gestuale, immediata, da cui emergono elementi astratti.
Proseguendo con il percorso espositivo si giunge alla sala dedicata ai “Quadri politici”. Tra tensioni ed armonie rientrano alcuni dipinti che riguardano la scena politica internazionale, dai massacri del Bangladesh, agli eventi del Sessantotto. E’ una narrazione degli eventi, è la libertà contro la guerra, è l’orrore dei corpi martoriati dalla violenza e l’esaltazione della nudità, è il diritto alla protesta.
Guido Sacerdoti-“Eros e Thanatos”-Bangladesh 1970.
In questa sezione rientrano diversi esponenti del mondo politico e culturale come il comunista cileno Corvalan, ritratto come un “personaggio privato” insieme alla sorella e alla madre. La devozione a Pier Paolo Pasolini portò l’artista a realizzare un ritratto del celebre intellettuale, sono gli anni della politicizzazione sessantottina e dei fermenti rivoluzionari e Sacerdoti omaggia questi avvenimenti con una serie di opere.
Nella sezione dedicata alle nature morte, gli oggetti della vita quotidiana sono elementi concreti e tangibili in alcuni dipinti, in altri, invece, la composizione figurativa sfocia in visioni oniriche caratterizzate da accostamenti illogici, irreali ed enigmatiche. E’ una commistione di diversi elementi, anfore e limoni, orologi e arance, pesci e scacchi, di contrapposizioni cromatiche, conchiglie bianche in antitesi al giallo-verdastro dei limoni, l’unico elemento di congiunzione tonale è la terra e il mare che si fondono.
L’ultima parte della mostra è incentrata sui paesaggi, Sacerdoti si avvale dell’uso del colore e della libertà delle pennellate, anche in questo caso, si assiste ad una contrapposizione cromatica, il viola opposto al verde, l’indaco all’arancio, una pigmentazione che crea luce e atmosfera, in cui è evidente la stratificazione del colore. E’ sempre Paul Cezanne la fonte di ispirazione, si spezzano i contorni degli oggetti, le forme degli elementi in primo piano si fondono con lo sfondo del paesaggio, innescando una circolazione fluida e dinamica delle cromìe.