Nessuna patologia è buona o bella, molte malattie sono subdole, non si fanno sentire sino a quando la condizione non si fa critica, altre invece si manifestano sin da subito con sintomi importanti. Alcune condizioni patologiche possono presentarsi senza dolore (ad esempio un’anemia), altre invece manifestarsi con esplosioni di dolore certe volte insostenibili, quest’ultima condizione è tipica dei calcoli delle vie urinarie.
I calcoli sono masse di consistenza dura che si formano nei reni e che possono occupare le vie urinarie ostacolando il decorso dell’urina provocando dolore ed eventualmente sanguinamento ed infezioni.
Purtroppo, è una condizione di frequente riscontro; è stimato che fino al 12% degli uomini e del 5% delle donne sviluppi calcolosi urinaria entro i 70 anni di età.
Non tutti i tipi di calcoli sono uguali, la loro composizione può variare in base al processo di formazione. Generalmente i calcoli si formano quando le urine diventano eccessivamente sature di sali, i quali precipitano a formare calcoli urinari, ma possono anche formasi quando vi è una carenza di elementi che inibiscono la loro formazione come ad esempio il citrato.
La formazione di calcoli è più frequente in alcuni tipi di patologie come: iperparatiroidismo, disidratazione e acidosi tubulare renale; nonché tra i soggetti con un’alimentazione molto ricca di proteine di origine animale, vitamina C, calcio ed in coloro che non assumono una quota sufficiente di acqua.
I calcoli urinari tendono a formarsi nel parenchima renale, dove possono rimanere confinati anche per diverso tempo. Purtroppo però, dal rene possono migrare negli ureteri (piccoli tubicini che collegano il rena alla vescica), durante tale passaggio potrebbero incunearsi ed ostacolare il decorso del flusso urinario determinando dilatazione della via urinaria colpita con ripercussioni che possono giungere sino al rene. Tale condizione è chiaramente accompagnata da una grave sensazione di dolore. Un calcolo per potersi incastrare nell’uretere deve presentare in genere una grandezza maggiore dei 5 mm. Quando vi è un coinvolgimento del rene è importante intervenire per evitare un danno irreversibile dell’organo. Inoltre, ostruzioni persistenti delle vie urinarie possono facilitare la comparsa di infezioni.
Il sintomo più comune della presenza di un calcolo ostruente le vie urinarie è rappresentato dal dolore.
Il dolore (“colica renale“) può essere di intensità variabile, ma è spesso descritto come lancinante, intermittente e con andamento ciclico di durata dai 20 ai 60 min. Spesso è associato a nausea e vomito. Il dolore intercorre nella regione dorsale (generalmente monolaterale) e si propaga al fianco ed all’addome sino alla regione genitale.
Per alcuni pazienti, il primo sintomo, invece, è rappresentato dall’ematuria (sangue nelle urine) o dall’eliminazione di concrezioni calcaree o di un calcolo nelle urine. Altri pazienti possono presentare i sintomi tipici di un’infezione delle vie urinarie, come febbre, disuria, o l’emissione di urine torbide e maleodoranti.
La diagnosi si basa su un corretto inquadramento clinico in seguito al quale sono indicati approfondimenti diagnostici strumentali come:
- RX-Addome: permette di evidenziare la presenza di un calcolo nelle vie urinarie
- Ecografia addome: la quale già permette di determinare la presenza di eventuale ostruzione nonché il quadro di compromissione renale
- Uro-TC: grazie alla quale è possibile eseguire una ricostruzione più precisa delle vie urinarie con identificazione del tratto ostruito ed approfondire il quadro di compromissione renale
La terapia varia in base a diversi aspetti che vanno valutati dallo specialista urologo. In fase di colica renale è importante trattare il dolore con farmaci analgesici ed antiemetici per la nausea.
Nel caso in cui il calcolo non venisse espulso autonomamente, si deve procedere alla rimozione dello stesso. Le tecniche utilizzate dipendono dalle dimensioni e dalla posizione del calcolo. Tali tecniche prevedono:
- La litotrissia a onde d’urto, la metodica di prima scelta in caso di calcoli sintomatici di dimensioni < 1 cm localizzati nel sistema collettore renale o nell’uretere prossimale.
- Le tecniche endoscopiche che prevedono l’utilizzo di ureteroscopi rigidi o flessibili (endoscopi) con la possibilità di rimuovere il calcolo mediante visione diretta.
- Lo stenting ureterale, consiste nel posizionamento di un tubo morbido cavo per aiutare a drenare l’urina dal rene alla vescica. Lo stent ureterale può essere necessario per una settimana o due dopo l’esecuzione di una procedura per rimuovere un calcolo.
- Nefrolitotomia percutanea, con inserimento di un nefroscopio direttamente nel rene è in genere il trattamento di scelta per calcoli renali > 2 cm,