Prima dell’avvento della tecnologia, anche della più semplice, l’unico modo esistente per comunicare erano le lettere. Oggi non esistono quasi più. Ci si scriveva per annunciare notizie; un incontro; per amarsi; per tenersi in contatto. Chi lo fa più? Il verbo scrivere è stato quasi totalmente sostituito da digitare. E’ tutto più veloce ed immediato con una e-mail o un whatsapp: le parole vengono storpiate con un amalgama di k che obbrobriosamente sostituiscono il fonema ch, abbreviazioni e faccine sorridenti. Ci s’innervosisce anche se il ricevente del messaggio non si sbriga a rispondere: “Ma come? Ha pure visualizzato!”. Ai tempi delle vecchie e care lettere cartacee non si sapeva quando la missiva sarebbe arrivata e in quanto tempo si sarebbe ricevuta la risposta. Erano fortemente emozionali. Tra i giovani era un rito di fine estate: oltre il numero di telefono (rigorosamente fisso) si scambiavano l’indirizzo per tenersi in contatto durante l’inverno per mantenere salda l’amicizia o una promessa molto più che affettuosa. Le buste contenevano foto, disegni, ritagli di giornali che possiamo definire i primissimi allegati in un tempo in cui internet era un emerito sconosciuto.
Grandi autori hanno scritto opere magnifiche facendo dell’epistola la protagonista della storia. Una forma narrativa diretta adatta per parlare di sentimenti forti. La lettera diviene talvolta l’unico tramite con l’esterno, quando non ci sembra esistere altra via per chiedere tempo e attenzione.
I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe
La trama è semplice eppure di un agghiacciante realismo: Werther è innamorato di Lotte, di cui sa fin dall’inizio che non è libera, perché legata ad Albert. “Stia attento a non innamorarsene”, sarà il consiglio di una cugina a Werther. Ma la tragedia è già innescata. Considerato il primo grande testo del Romanticismo, il Werther supera le barriere storiografiche per divenire il libro di una generazione, di tutte le generazioni, intramontabile.
Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo
Il racconto narra di un giovane ufficiale italiano dell’esercito napoleonico, Jacopo Ortis il quale assiste al tragico naufragio dei suoi ideali di patria, di libertà, dei suoi sogni d’amore. Costretto all’isolamento dà sfogo, nelle lettere all’amico Lorenzo, a tutto il suo dolore angoscioso e all’odio nei confronti dello straniero. Si rifugia in un paesello sui colli Euganei dove conosce Teresa e se ne innamora, ma il padre di lei l’ha già promessa sposa a Odoardo. Da prima Jacopo e Teresa si frequentano lo stesso ma successivamente Jacopo non sopportando più una situazione del genere va girando per le diverse città d’Italia. Esausto dei lunghi viaggi Jacopo decide di rientrare in Veneto dove rivede Teresa, la sua amata, ormai sposa. È qui che scaturisce nel giovane Jacopo la decisione, già più volte meditata, di suicidarsi.
Storia di una capinera di Giovanni Verga
La tragica vicenda di Maria, una povera giovane costretta dalla matrigna a farsi monaca e a essere rinchiusa in un convento dove si spegnerà per mancanza di amore e di libertà. Un romanzo in cui si intrecciano l’idillio agreste e la negazione della vita, la speranza e la disperazione, il desiderio di vivere e l’ineluttabilità della morte.
Lady Susan di Jane Austen
Racconta gli intrighi e i retroscena messi in atto dalla protagonista da cui il libro prende nome. Decisa a far sposare sua figlia con un uomo che detesta, non si fermerà davanti a nessuno scrupolo morale né familiare. Lontana dagli intrecci classici delle opere successive, Jane Austen mostra già molti degli elementi che la contraddistinguono: lo stile asciutto e pungente, le descrizioni quasi fotografiche, lo humor sempre celato fra le righe e l’indulgente comprensione degli affanni del cuore.
La signora di Wildfell Hall di Anne Brontë
L’arrivo della vedova Graham nell’isolata e cadente dimora di famiglia, sperduta nella campagna inglese, è un evento per la piccola comunità di Wildfell Hall. Avvenente e ritrosa, la donna ha deciso di mantenere il massimo riserbo sul proprio conto, dedicandosi solo alla pittura e alle cure del piccolo figlio Arthur. Il suo atteggiamento dimesso, però, altro non fa che dare la stura a pettegolezzi e dicerie, e persino Gilbert Markahm, il giovane gentiluomo di provincia che dà la voce al romanzo, finisce per prestare credito alle malevole voci su di lei e rinuncia alla sua amicizia. Quali tremendi segreti nasconde Helen Graham? Direttamente dalle pagine del suo diario apprendiamo la sua travagliata e torbida storia: una storia che fa di lei un esempio di coraggio e determinazione, una vera e propria femminista ante litteram, un modello di forza d’animo e di indipendenza, ancor più rivoluzionario nel 1848, anno in cui fu pubblicato il romanzo, ma di grande attualità anche oggi.
La donna in bianco di Wilkie Collins
Quale terribile segreto nasconde la misteriosa figura femminile che si aggira per le buie strade di Londra? Questo è solo il primo di una serie di intrighi, apparizioni e sparizioni, delitti e scambi d’identità che compongono la trama de La donna in bianco, tessuta con magistrale sapienza da Wilkie Collins. Nel 1860 Charles Dickens pubblicò il romanzo a puntate sulla rivista “All the Year Round”, suscitando uno straordinario interesse nel pubblico che seguì per un intero anno le vicende della sventurata Anne Catherick e quelle degli altri personaggi, descritti con impareggiabile abilità psicologica, come l’impavida Marian Halcombe, il coraggioso Walter Hartright e l’affascinante quanto ambiguo conte Fosco. È passato un secolo e mezzo e le cose non sono cambiate. Anche il lettore moderno più smaliziato non può che rimanere piacevolmente intrappolato negli ingranaggi di questa straordinaria macchina narrativa, che ha segnato per sempre la tradizione del mistery, facendo guadagnare al suo autore l’attributo di “padre del poliziesco moderno”. La strabiliante modernità dell’opera è data da un sapiente uso delle diverse voci che compongono l’opera, affidate a testimonianze, diari, lettere, resoconti. Dal romanzo è stato tratto anche un musical di grande successo realizzato da Andrew Lloyd Webber.