Avvolto da numerose riflessioni, in questo periodo estivo ho avuto modo di osservare come, mediante il supporto con il quale viene riprodotta la musica, un determinato artista è capace di affermarsi o meno.
Da una decina d’anni a questa parte,infatti, parallelamente allo sviluppo tecnologico, i vari amanti della musica hanno a loro disposizone una vasta gamma di supporti con cui possono ascoltare i loro brani. In 10 anni ,per farla breve, siamo passati dagli ingombranti e poco pratici mp3 a Spotify.
La possibilità di poter usufruire di una libreria musicale -a dir poco immemsa- a disposizione in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento ha notevolmente ridotto l’alone di mistero e di curiositá che aleggiava intorno alla musica. Molti di voi, probabilmente, avranno comprato vinili o cd semplicemente perchè sono rimasti colpiti dalla cover e questo modus operandi di solito ha due esiti : o avete comprato una pietra miliare della musica, o ,quasi sicuramente, avete accumulato nella vostra libreria l’ennesima trashata destinata a regalarvi qualche risata strappata.
Inoltre molti di voi rimpiangeranno la tanta rinomata “fisicitá” della musica: l’involucro del vinile, il libretto interno di un cd ,il rumore della puntina sul solco di un vinile… tutte sensazioni che noi – giovani profani – non potremmo mai capire.
Ho scritto tutto questo semplicemente per dimostrare che , a differenza di quanto si possa credere, agli artisti e ai discografici non è mai importato piú di tanto ció che voi ascoltatori provaste nell’ascolto dei vostri dischi preferiti. A loro interessa semplicemente che usufruiate del loro prodotto e che, nel vostro piccolo, lo consigliate ad una cerchia piú o meno ristretta di amici.
Per tanto, a tutti coloro che sono a favore della tesi per cui il “digitale uccide la musica”, rispondo che sono cambiati i tempi ma non la mentalitá: un prodotto digitale é sintomo di visibilitá, efficacia, e basso costo, tre fattori che i discografici hanno sempre adoperato come filosofia di vita.