Il Napoli riscrive la sua storia: i ragazzi di Luciano Spalletti, battendo l’Udinese in un “Maradona” ancora sold out, centrano l’undicesima vittoria consecutiva in campionato, traguardo mai raggiunto prima dal club, e fanno calare il sipario su una prima parte di stagione semplicemente strepitosa.
Contro i friulani, messi bene in campo ed autori di un’ottima partita, gli azzurri hanno comunque dominato per 75′, come tante volte accaduto in questi 3 mesi.
Dopo mezz’ora il Napoli era avanti già 2-0, grazie all’incornata di Osimhen, innescato da un preciso cross di Elmas, e al tiro a giro di Zielinski, servito da Lozano al termine di uno splendido contropiede avviato da un colpo di tacco dell’attaccante nigeriano.
Nella ripresa il delizioso sigillo di Elmas, ancora una volta eccellente sostituto di Kvara, sembrava aver chiuso il match, messo in discussione soltanto negli ultimi 10 minuti dai gol di Nestorovski e Samardzic.
Le reti bianconere sono giunte anche grazie ad un paio di inconsueti errori di Kim, apparso però in non perfette condizioni fisiche nel finale, e più volte costretto allo stretching nelle pause di gioco.
Le scuse pubblicate sui social dal coreano evidenziano ancora una volta come il suo valore umano sia elevato almeno quanto quello calcistico.
Il successo sull’Udinese consente ai partenopei di mantenere un distacco abissale sulle inseguitrici: 8 punti sul Milan, salvato contro la Fiorentina da un autogol al 94′ (e da un paio di nefandezze arbitrali la cui frequenza sta curiosamente aumentando), 10 sulla Juventus, 11 su Lazio ed Inter, e addirittura 14 sull’Atalanta e soprattutto sulla tanto decantata Roma di Mourinho.
La campagna acquisti estiva dei giallorossi, suggellata dalla presentazione in pompa magna di Dybala al Colosseo, era stata esaltata con enfasi dai media nazionali, unitamente a quella della Juve, destinata ad un inevitabile scudetto grazie all’arrivo di Di Maria ed al ritorno di Pogba.
Aveva destato invece sconforto e proteste, in una larghissima parte di tifosi azzurri e di addetti ai lavori, la vera e propria rivoluzione decisa da De Laurentiis, ed attuata dal DS Cristiano Giuntoli.
La prima parte dell’estate era stata caratterizzata dal battibecco tra Spalletti e diversi contestatori durante la presentazione della squadra a Dimaro, da vari striscioni contro la società e l’allenatore, e “dulcis” in fundo dalla nascita del surreale movimento (social ma non solo) “A16”, che invitava AdL ad imboccare l’omonima autostrada per andare a Bari (pur terminando la stessa a Cerignola) per occuparsi dell’altra squadra di sua proprietà.
Tutto perché la società aveva deciso di rinnovare profondamente l’organico, rinunciando in un colpo solo (tra cessioni e mancati rinnovi) ad Ospina, Koulibaly, Ghoulam, Fabiàn, Insigne e Mertens.
Con i 65 milioni arrivati dalle cessioni del senegalese e dello spagnolo, e grazie alla drastica riduzione del monte ingaggi, il Napoli ha permesso a Giuntoli di costruire un mercato intelligente e sostenibile, ed il fenomenale (stavolta sul serio, meritatamente) DS ha compiuto un autentico capolavoro.
Gli arrivi di Kim e Kvaratskhelia per soli 28 milioni complessivi ha alzato notevolmente il livello della squadra in termini di classe, attenzione difensiva, imprevedibilità offensiva e prestanza fisica.

L’investimento più importante è stato quello fatto su Raspadori, designato come erede di Mertens, ma anche in questo caso i 40 milioni spesi possono già essere considerati un investimento riuscito: Jack, oltre al gol decisivo al 90′ contro lo Spezia, ha incantato in Champions, diventando il punto di riferimento anche nell’attacco della nuova giovane Italia del Mancio.
Le sostituzioni di Petagna con il “Cholito” Simeone, autore di tante reti importanti sia in Champions che in campionato (sua la firma sui blitz di Cremona e soprattutto di San Siro sponda Milan), di Tuanzebe con il solidissimo Ostigard , di Fabiàn con il talentuoso Ndombele e dello sfortunato Ghoulam con l’affidabile e prestante terzino uruguagio Mathias Olivera, hanno costituito un ulteriore importantissimo upgrade della rosa a disposizione di Spalletti.
Tanta audacia è stata premiata anche da un pizzico di fortuna, ed in tal senso va letta la questione portieri, su cui il Napoli ha rischiato di pasticciare: la continua rincorsa ai vari Trapp, Kepa e Keylor Navas aveva in pratica decretato la cessione di Meret, che avrebbe pagato l’errore dello scorso anno ad Empoli e la sensazione di non aver mai goduto a pieno della fiducia del suo tecnico.
Il portierone friulano, dato per sicuro partente (destinazione La Spezia!!) ha lavorato in silenzio, con serietà e determinazione, durante il ritiro, senza farsi influenzare dalle voci sempre più incontrollate.
Una volta saltato l’arrivo del portiere ex Real dal PSG, Meret si è fatto trovare pronto, disputando un campionato ed una Champions di altissimo livello (tra l’altro, un rigore parato contro il Lecce ed un solo errore, ininfluente, contro il Bologna) e meritandosi dunque il rinnovo arrivato di recente.
L’arrivo di Sirigu, portiere esperto e compagno di Alex in Nazionale durante gli europei, è stata viceversa un’altra mossa intelligente, che ha regalato all’ex estremo difensore della Spal la serenità di cui ogni portiere titolare avrebbe bisogno.
Il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti, e va al di là delle più rosee previsioni anche di chi aveva accolto con favore il rinnovamento estivo, compreso chi scrive.
I numeri sono eloquenti: il Napoli, oltre ad essere la squadra che ha fatto più punti nell’anno solare 2022 (81 contro i 77 del Milan), ha 41 punti dopo 15 giornate del campionato in corso, con 13 vittorie e 2 pareggi.
Si tratta del secondo miglior risultato in assoluto di sempre, dopo i 43 punti della prima Juve di CR7: 37 i gol fatti (ovviamente miglior attacco) e 4 gli scontri diretti vinti fuori casa, contro Lazio, Milan, Roma ed Atalanta.
Ancora più impressionante il cammino degli azzurri in Champions, in un girone complicato con Ajax, Glasgow Rangers e i vice Campioni d’Europa del Liverpool.
Il Napoli ha vinto il proprio girone con 5 vittorie e l’ininfluente sconfitta di Anfield, centrando successi prestigiosi (4-1 con i Reds, 3-0 ad Ibrox Park) o addirittura storici, come il 6-1 rifilato ai lancieri ad Amsterdam, in una Johan Crujiff Arena incredula ed ammutolita.
Il merito di questo percorso eccezionale non è però solo delle strategie del club: non si può infatti non sottolineare lo straordinario lavoro svolto da Luciano Spalletti, in grado di inserire rapidamente i nuovi arrivati, ma anche di ridisegnare il Napoli facendo rendere al meglio chi c’era già.
Il ritorno al centrocampo a 3, con la promozione in pianta stabile di Lobotka in regia e l’ampia libertà di movimento concessa ad Anguissa e Zielinski, è stata la vera svolta tattica del Napoli di Spalletti 2.0.
Controllo del gioco, inserimenti, recupero palla alto: la mediana azzurra ha sistematicamente annichilito i dirimpettai avversari, riuscendo quasi sempre anche a garantire il giusto equilibrio in fase difensiva, visto che la retroguardia partenopea è la terza del campionato, con una sola rete subita in più rispetto alla Lazio.
La gestione delle tantissime e fortissime alternative è un altro fiore all’occhiello del tecnico di Certaldo, che ha coinvolto tutti al meglio e, a differenza dello scorso anno, ha consentito di limitare moltissimo il numero di infortuni, ridottosi a 3 in 3 mesi.
Il simbolo di questo nuovo corso non può però che essere Kvicha Kvarartskelia: il ragazzo georgiano, chiamato all’arduo compito di sostituire Insigne, si è subito dimostrato un talento cristallino, in grado di regalare emozioni continue, abbinando numeri tecnici di altissima scuola ad uno strapotere fisico inarrestabile.
Nel dubbio, chiedere al fortissimo terzino del Liverpool Alexander Arnold, ripetutamente umiliato come l’ultimo dei pivelli in 180′ tra tunnel, dribbling ed altri giochi di prestigio.
Checché ne dica la stampa nazionale, la lunga sosta per i Mondiali che scattano domani in Qatar era quanto mai opportuna per rifiatare, e non hanno alcun fondamento le speranze riposte dalle inseguitrici in questo stop, come se a Gennaio improvvisamente il Napoli dovesse scendere in campo senza saper più giocare a pallone.
Del resto gli azzurri hanno dimostrato già di saper affrontare e superare tante difficoltà, vincendo in rimonta a Roma, a Bergamo, a Verona e col Bologna, reagendo al pareggio di Giroud a San Siro e di Dessers a Cremona, ed infine vincendo 5 partite senza Osimhen e 3 incontri senza lo stesso Kvaratskhelia.
Tutto perfetto fin qui, dunque, ma non basta: a Gennaio, ricaricate le batterie, bisognerà tenere la guardia altissima, restare concentrati sul campo e non farsi influenzare da fattori esterni quali l’entusiasmo dell’ambiente o le decisioni arbitrali controverse.
Kvara ed i suoi dovranno “solamente” continuare a fare quanto hanno già dimostrato di saper fare, ovvero giocare per distacco il miglior calcio d’Italia, per far si che la Rivoluzione d’Estate del 2022 dia i frutti più succosi nella Primavera del 2023.