È Antonio Franchini con Il fuoco che ti porti dentro (Marsilio) il vincitore del Premio Mastercard Letteratura, mentre Emanuela Anechoum con Tangerinn (e/o) si è aggiudicata il Mastercard Letteratura esordienti.
I vincitori della quinta edizione dell’ambito riconoscimento sono stati annunciati il 7 dicembre a Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria alla Nuvola dell’Eur a Roma. “Ancora una volta la letteratura ci mostra gli angoli nascosti della vita. Tenerezza e rabbia per i familiari, per le persone che ci sono vicine anche se di un altro secolo, addirittura per gli oggetti di casa. Vicende ordinarie e straordinarie raccontate con maestria da tutti gli autori della nostra cinquina. Ma la storia di Antonio Franchini ci è sembrata la più forte e commovente. Il suo è un libro che rimarrà” dice Emanuele Trevi.
Di Tangerinn di Emanuela Anechoum, sottolinea Valeria Parrella: “la cosa davvero magnifica di leggere gli esordi è che ti sorprendono. Vedi d’improvviso un fiore nuovo lì dove non sapevi vi fosse. Abbiamo vissuto così quest’anno la lettura dei libri proposti: come una primavera”. “Questo libro – aggiunge – ha un bellissimo nuovo modo di parlare di seconda generazione di migranti in Italia, lo fa con ironia, in maniera inclusiva e con la capacità di mostrare che il luogo di arrivo di una generazione non è per forza il luogo di arrivo della generazione successiva, anzi, potrebbe diventare il luogo di partenza. É un libro sugli arrivi e le partenze di un’intera comunità”.
Il fuoco che ti porti dentro di Antonio Franchini
“Il fuoco che ti porti dentro” racconta la vita e la morte di Angela, una donna dal carattere impossibile. Una donna che incarna in maniera emblematica tutti gli orrori dell’Italia, nessuno escluso: «il qualunquismo, il razzismo, il classismo, l’egoismo, l’opportunismo, il trasformismo, la mezza cultura peggiore dell’ignoranza, il rancore…» Questa donna era la madre dell’autore. Il romanzo è un’indagine nella vita, nelle passioni e negli odi di una donna, alla ricerca di una spiegazione possibile. La forma è quella della commedia, il contenuto quello della tragedia. Quale esperienza manifesta o occulta, quale frustrazione, quale nascosta ferita può renderci tanto ostili, rabbiosi, refrattari a qualsiasi forma di pacificazione? Quale motivo, semplice o complesso, sta dietro la furia di Angela: la guerra che la segna da bambina? un padre morto troppo presto o una madre morta troppo tardi che le ha, a sua volta, infelicitato la giovinezza e la maturità? un atavico complesso d’inferiorità o l’appartenenza alla cultura del Meridione oppresso le cui ragioni Angela vorrebbe far valere contro l’odiato Nord usurpatore? Oppure, più semplicemente, il fuoco interno che la divora è privo di qualsiasi ragione come il cuore nascosto di un vulcano? Antonio Franchini, con maestria e misura, eccesso e discrezione, ha scritto un romanzo-memoir popolato di personaggi che circondano una protagonista sempre al centro della scena. Un’eroina eccessiva e imprevedibile, capace di alternare toni drammatici e ossessivi a momenti decisamente comici.
Tangerinn di Emanuela Anechoum
Un libro brillante in cui lo sradicamento dei figli si confronta con lo sradicamento dei padri, l’essere “expat” con l’essere “migrante”, e dove le linee del colore, della bellezza, di una supposta correttezza e superiorità morale, vengono esposte per quello che sono: espressione di un arbitrio, l’abilità e la fortuna di trovarsi dalla parte giusta del dito puntato. Mina ha trent’anni e conduce a Londra una vita costruita con grande attenzione e poca spontaneità, nel tentativo spasmodico di sentirsi finalmente “giusta”. Una sera riceve una telefonata da sua madre: il padre è morto. Mina torna a casa per i funerali, ma finisce per restare a lungo. Casa è la periferia di un paese sul mare in cui suo padre gestiva un piccolo bar sulla spiaggia frequentato per lo più da immigrati. Omar aveva cercato con quel bar di creare uno spazio di comunità per tutti coloro che non si sentivano accolti da quella nuova terra. In quello strano luogo dove nessuno sembra essere al suo posto, dove le persone troppo spesso appaiono come fantasmi che passano e svaniscono, Mina ritrova la famiglia, gli amici e soprattutto i ricordi del padre, questo mitico, inafferrabile, eterno migrante con un misterioso passato in Marocco. In quest’avventura sensuale ma a tratti quasi metafisica, Mina scoprirà che le radici sono solo un sogno sfuggente, un desiderio di ritrovarsi in una storia comune, in un affetto profondo che ci faccia dimenticare, almeno a momenti, la ferocia del mondo e le ferite dell’abbandono.