Ormai da più di una settimana la vita di chi ama gli animali è stata sconvolta da una notizia terribile: l’uccisione di Freya.
Era famosissimo il tricheco che a kaditangen, Oslo, animava i fiordi con la sua “invadente” presenza accomodandosi su imbarcazioni e rubando cibo.
Il problema è chi ha invaso prima il territorio di chi: Freya ed i suoi antenati, come tutti gli animali marini abitava i fiordi da molto prima di noi, delle barche, della pesca massiccia, dell’urbanizzazione; senza contare che i turisti invadenti avevano iniziato avvistare l’area appositamente per vincere un “selfie col tricheco”.
Quindi la soluzione che è apparsa più “logica” al nostro limitato cervello è stata l’eutanasia.
Ecco le, a dir poco, imbarazzanti parole della pesca Bakke-Jensen: <<Comprendiamo che questa decisione può creare reazioni tra il pubblico, ma sono fiducioso che questa sia stata la decisione giusta. Ci preoccupiamo del benessere degli animali, ma la vita e la salute umana devono essere al primo posto>>.
Non sono certo più assennate quelle della responsabile della comunicazione della Direzione Nadia Jdaini: <<il fatto che il tricheco sia diventato un’attrazione intensifica la necessità di ulteriori misure, Stiamo parlando di parecchie persone di tutte le età, che non seguono le attuali raccomandazioni di mantenere le distanze>>.
Quindi, in conclusione, il povero Freya ha “vinto” un’eutanasia “omaggio” perché la stupidità umana non è arginabile e controllabile e l’unica soluzione plausibile è sembrata l’omicidio. Appartenere al genere umano è veramente vergognoso quando si verificano queste tragedie