A chi non è appassionato di cinema, l’espressione “giorno della marmotta” non dirà granché, mentre strapperà un sorriso agli amanti della settima arte.
“The groundhog day” (tradotto in Italia con un banale “Ricomincio da capo”) è infatti ormai un classico tra i film comici dei primi anni ’90, ed ha contribuito ad alimentare la fama di Bill Murray, già noto per la saga di “Ghostbusters”.
Nel film, Murray interpreta un cinico giornalista, inviato in una località montana per raccontare la curiosa festa locale (il “giorno della marmotta” appunto), che rimane bloccato nel tempo, rivivendo questo fatidico giorno infinite volte dal risveglio fino alla fine.
I tifosi del Napoli si sono ormai abituati, da qualche anno a questa parte, a vivere sensazioni simili, ed il 2021 non ha fatto eccezione, dimostrandosi un altro…”anno della marmotta”: basti pensare che gli azzurri hanno finito, il 22 Dicembre, esattamente come avevano iniziato il 6 Gennaio, ovvero con una clamorosa sconfitta interna contro il modesto Spezia.
Anche il resto dell’anno è trascorso viaggiando sull’ormai consueto ottovolante cui questo gruppo ha da tempo abituato: periodi nerissimi (come lo scorso inverno, durante il quale il Napoli è scivolato lontano dalla zona Champions perdendo a Genova, Bergamo e Verona, ed è finito fuori anche delle coppe per mano di Atalanta e Granada) alternati a grandi rimonte, per finire con cocenti delusioni.
Su tutte il pari interno col Verona all’ultima giornata dello scorso campionato, che ha reso vano un girone di ritorno da 42 punti in 18 partite, estromettendo il Napoli dalla Champions a vantaggio della Juventus e confermando tutti i limiti di questa squadra nei momenti decisivi.
Chi si aspettava in estate una rivoluzione all’interno del gruppo, di cui fanno parte tanti giocatori che sembrano aver dato ormai tutto a questa squadra, è rimasto deluso: l’impossibilità di vendere i pezzi pregiati alle cifre chieste da De Laurentiis ha di fatto bloccato il mercato del Napoli.
Ad illudere ambiente e tifoseria, oltre ai nomi che sulla carta fanno dei partenopei una delle migliori formazioni del lotto, anche il cambio sulla panchina, con l’avvento di Luciano Spalletti al posto di Gattuso, incapace in un’anno e mezzo di dare un’identità alla squadra ed imbarcatosi in una lunga, stucchevole ed incomprensibile polemica con il presidente azzurro.
L’avvio di campionato è stato tanto entusiasmante quanto, appunto, illusorio: 8 vittorie nelle prime 8 partite, difesa granitica, attacco prolifico, e tanti protagonisti sugli scudi, come Koulibaly, Osimhen, e la straordinaria coppia di centrocampo Fabian-Anguissa.
In quei due mesi il Napoli, oltre ad apparire ben organizzato e capace di variare il gioco, sembrava aver risolto i problemi di carattere e personalità, vincendo anche partite iniziate male come con Fiorentina e Juventus, e mostrando grande consapevolezza dei propri mezzi.
Come l’anno scorso, sempre per confermare le sensazioni di dejà-vù, la svolta in negativo arrivava a Milano contro l’Inter: gli azzurri ci sono arrivati da capolista in tandem con il Milan, con 7 punti di vantaggio sui nerazzurri, mentre l’anno prima le due squadre erano appaiate al secondo posto.
Anche stavolta il Napoli è però stato sconfitto, ed anche stavolta con molti rimpianti, ma soprattutto anche in questo caso (nel 2020 Mertens si fece male e di fatto non tornò più ai suoi livelli) ha pagato un pesante dazio in termini di infortuni, perdendo Osimhen ed Anguissa.
Purtroppo è stato solo l’inizio della fine, visto che nelle settimane successive Spalletti ha dovito rinunciare prima a Demme e Politano per covid, e poi a Fabian, Koulibaly, Insigne e Lobotka per problemi muscolari: un’ecatombe, che però può spiegare solo in parte il rendimento disastroso della seconda parte del girone di andata.
Il Napoli ha infatti racimolato la miseria di 15 punti nelle ultime 11 partite, venendo sconfitto 3 volte consecutive al “Maradona” e rendendo “inutili” la goleada con la Lazio e il blitz nella San Siro rossonera.

Non si prospetta, purtroppo, un inizio di 2022 migliore: tra la coppa d’Africa, il covid e un recupero lento di alcuni infortunati, gli azzurri affronteranno la Juventus allo Stadium, per la prima giornata dell’inedito girone di ritorno “asimmetrico”, ridotti ai minimi termini.
Rispetto allo scorso anno c’è però una certezza in più: Luciano Spalletti, che oltre a dimostrare la sua preparazione tattica ha provato in questi mesi a far crescere tutto l’ambiente in termini di mentalità, rifiutando ogni alibi per giustificare le sconfitte
La speranza è che il tecnico di Certaldo sappia non solo guidare il Napoli alla qualificazione Champions e ad un percorso importante in Europa League (Barcellona permettendo), ma anche condurre un ormai inevitabile processo di rinnovamento nello spogliatoio, con l’autorevolezza che lo ha sempre contraddistinto.
Con gli addii ormai certi di Insigne (forse addirittura già a Gennaio) e Mertens che faciliteranno il compito, Spalletti sarà chiamato a spingere la società verso altre scelte delicate.
Andrà valutata per esempio l’opportunità di un’ulteriore permanenza di Koulibaly, la cui tenuta fisica non è più ormai una garanzia.
Bisognerà inoltre capire se sia giusto puntare per il futuro su Osimhen, i cui limiti caratteriali e fisici ne hanno impedito l’impiego con continuità, e su Lozano, il cui rendimento è stato oggettivamente troppo altalenante in questi anni.
Solo se Spalletti ed il Napoli sapranno scegliere con lucidità le strategie per il futuro a medio-lungo termine il sodalizio azzurro potrà rilanciarsi, e il 2022 del Napoli potrà forse non essere l’ennesimo, infinito “anno della marmotta”.