Tutti conoscono Livorno, pochi sanno che a 37 km dalla costa, nel Mar Ligure, sorge un arcipelago a cui appartiene la piccola Isola di Gorgona, una frazione del Comune di Livorno completamente adibita dal Ministero della Giustizia a Casa di Reclusione che ospita più di settanta detenuti che devono scontare pene definitive.
All’interno della Casa Circondariale i detenuti vengono coinvolti in attività rurali di allevamento e coltivazione.
Ciò che ha sempre destato indignazione era la presenza di un mattatoio dove venivano macellati vitelli, maiali, conigli, capre pecore, galline e cavalli.
La realtà devastante era immergere in un clima di violenza ed orrore dei detenuti che avrebbero dovuto essere rieducati.
La macellazione era stata interrotta negli anni 90, ma, purtroppo, nel 2015 venne riaperto il mattatoio.
La LAV ed Essere Animali, con il coinvolgimento delle istituzioni e dei detenuti, ed in particolare del Direttore del Carcere, Carlo Mazzerbo si è battuta per anni con petizioni e manifestazione fino a raggiungere il traguardo, due settimane fa circa, alla chiusura del macello, mettendo al sicuro i 588 animali presenti. Il posto verrà “ripulito” diventando una struttura “Anti-Violenza”.
Le parole del Sindaco Salvetti sono state: “La cooperazione tra Amministrazione e Casa Circordariale di Gorgona è un traguardo importante nell’ottica della valorizzazione ambientale e nella relazione tra detenuti e animali. La realizzazione concreta è la firma di questo protocollo, che da il via ad un nuovo percorso di riabilitazione dei detenuti in chiave etica.”
Gli animali in esubero verranno inviati in altre strutture.
Ci viene da pensare che, se come scrisse Ovidio, “La crudeltà sugli animali è il tirocinio di crudeltà verso gli uomini”, a prescindere dalle proprie scelte individuali etiche, sia impossibile valutare una riabilitazione in un contesto di sevizie e violenza, e che il maltrattamento o l’uccisione di un animale, possano solo aumentare la pericolosità sociale di un individuo che la commette.
Da anni psicologi, psichiatri, sociologi e criminologi sostengono, infatti che anche un singolo caso isolato di violenza nei confronti di un animale non è da prendere sotto gamba ai fini della condotta sociale di una persona; la mancanza di immedesimazione ed empatia, il non saper leggere dolore e sofferenza in un essere vivente è infatti un pericoloso campanello d’allarme.
Citando infatti Tolstoj: “Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani”; sfortunatamente l’uomo possiede la fredda dissociazione che, detta banalmente, possiamo definire “occhio non vede, cuore non duole”, ma ahimè in questo caso sono tanti, troppi cuori a “dolere”nonostante l’uomo si finga terribilmente cieco.