Solo in America poteva nascere un fenomeno del genere: il Christian pop, la musica pop di Dio, talmente grande da generare degli incassi superiori alla musica jazz e soul. Lodare Dio e Gesù con ritornelli pop ballabili e da gridare all’unisono ai concerti-preghiera di questi artisti. E, attenzione il pop cristiano non nasce dalla musica sacra, ma dal rock. Riff di chitarra e teste dondolanti in nome di Dio Nostro.
E dagli anni 70 che il pop cristiano ha milioni di fedeli con vere e proprie star. Pian piano non solo la pop music, ma anche altri generi (anche lo sboccato gergo hip hop/rap) hanno abbracciato questo genere. Questo fenomeno in Italia è pressoché sconosciuto. Forse qualche piccola incursione con l’ex Suor Cristina o Oceano, ma facendo una ricerca più approfondita spuntano i nomi di sconosciuti cantautori tra cui: Debora Vezzani, Nico Battaglia, Alessio Di Chiara e Cristina Grego.
Trey Pearson era una delle star del fenomeno.
Era il frontman della rock band cristiana Everyday Sunday. Un ragazzo lodevole, carino, sposato e con figli. Un uomo rassicurante e devoto ai cardini della società americana. Insomma la christan pop star perfetta.
Un giorno Trey, stanco di vivere nella menzogna fa coming out e si dichiara gay. Lo fece con una bellissima lettera indirizzata ai fans. Una pop star che si dichiara gay? Wow, tutti si dichiarano almeno fluidi o queer, ormai fa “gioco di interessi”. Ma per Trey è stato diverso. Invece di acquisire pubblico, Trey fu allontanato dalla band e alla band stessa fu proibito di esibirsi in alcuni festival cristiani. Trey rispose agli attacchi e alle critiche con una canzone Hey Jesus, in cui domanda a Dio se lo ama lo stesso dopo il coming out.
La domanda è: il christian pop è un genere omofobo?
Un gay può cantare di Dio e per Dio, alludendo alla tua vita non ufficialmente accettata dalla Chiesa?
Inizialmente il coraggio di alcune christian star è stato “ripagato” con la fine della carriera e l’ostruzionismo dei festival. A prima vista, l’idea di essere cristiani e di essere un cantante o intrattenitore LGBTQ è una contraddizione in termini. Molti dei primi cantanti che fecero coming out furono immediatamente messi da parte all’interno della loro comunità religiosa, e questo di fatto diminuì o pose fine alla loro carriera professionale. Notevoli tra questi furono Marsha Stevens e Ray Boltz. È andata decisamente meglio, ma i tempi più recenti a Jennifer Lynn Knapp cantautrice, autrice e sostenitrice della comunità LGBTQ americano-australiana di folk rock e musica cristiana contemporanea.
Oggi, una nuova generazione sta forgiando una chiesa più accogliente rifiutando di compromettere qualsiasi parte della loro identità.
Analizzando i testi delle canzoni, a dire il vero testi che non vanno oltre l’amicizia e la platonica simpatia l’industria del cristian pop ha effettivamente utilizzato l’estetica popolare per vendere un messaggio cristiano conservatore, spesso demonizzando gli estranei. Una sorta di propaganda cattolica sotto forma di canzoni spesso abbinata a messaggi simili sull’aborto, i diritti delle donne e l’allarme antisocialista. Che si tratti di un sottile colpo, come nel canto di Scott Wesley che canta di “folli che marciano per il diritto di giustificare i loro peccati”, o più apertamente nel caso del rapper bianco Carman che mette in guardia dagli “omosessuali di San Francisco intrappolati in una vile schiavitù”, gli artisti del genere hanno spesso infarcito i loro testi con omofobia reazionaria. Per diverse generazioni, questa musica è stata pompata nelle orecchie di bambini queer ed etero attraverso festival musicali, campi religiosi, gruppi giovanili e viaggi missionari, spesso abbinati a messaggi simili sull’aborto, i diritti delle donne e quant’altro.
Ma negli ultimi due decenni, i confini, un tempo chiari, tra il christian pop e la musica secolare sono stati interrotti, e alcuni cantautori cristiani queer hanno iniziato a sfidare molte delle norme culturali di lunga data del genere. La consapevolezza ed il coraggio di pochi ha pian piano spinto queste star a fare coming out umanizzando e normalizzando la loro vita ai loro occhi.
Il christian pop è un business come tanti altri e chi lo “gestisce” ha la priorità di dare al pubblico (cattolico) quello che vuole, e se tale pubblico ancora storce il naso davanti al “ queer”, allora chi gestisce concerti o altro deve chinare il capo onde evitare di perdere fruitori e soldi.
Tutti si inchinano al cospetto del Dio denaro
Come in tutte le lotte occorre tempo e sudore.